I sacrifici imposti ai direttori generali delle Usl, la razionalizzazione continua, la ricontrattazione al ribasso dei servizi extrasanitari con i fornitori, i costi standard, le gare centralizzate e il risparmio sui farmaci hanno consentito alla Regione di chiudere il bilancio consuntivo 2013 della sanità con un utile di 40 milioni di euro. Un risultato annunciato ieri pomeriggio ai dg dal segretario della Sanità, Domenico Mantoan, nel corso di una riunione a Montecchio Precalcino.
Ora i conti — che partivano da un disavanzo di circa 270 milioni di euro — saranno presentati al ministero dell’Economia, che dovrà approvare il consolidato. Le novità sono due: tutte le Usl hanno raggiunto gli obiettivi, anche le sette dei capoluoghi in piano di rientro, con il record di Vicenza che pur avendo ricevuto 11 milioni in meno rispetto al 2012 ha recuperato da -14,2 a +1,5 milioni; e poi, per la prima volta, le aziende in utile potranno reinvestirlo, invece di cederlo al calderone generale ogni anno utilizzato per ripianare i debiti delle Usl in rosso. La giunta Zaia colmerà gli eventuali prossimi disavanzi con la quota «accentrata» del Fondo sanitario, quella che appunto non distribuisce alle 24 aziende ma tiene per prevenzione, screening e altre voci. L’altra strategia di Palazzo Balbi che ha favorito il quadro descritto, tanto più positivo perchè maturato in tempi di crisi e di tagli dei trasferimenti statali, è stata di privilegiare nel riparto del Fondo sanitario le Usl periferiche, per portarle tutte all’equilibrio di bilancio, e di imporre a quelle capoluogo, cui sono stati ridotti i budget, un tetto massimo di deficit. Rispettato.
L’altro tema caldo, dibattuto nell’incontro di ieri, è la preparazione da parte della Regione di una delibera fortemente voluta dal governatore Luca Zaia per l’abbattimento delle attese nei Pronto soccorso. Il documento in gestazione, che dovrebbe essere presentato in giunta la prossima settimana, prevede di contingentare i tempi di «anticamera» per i codici bianchi e verdi (utenti con sofferenza lieve e non in pericolo di vita) a un massimo di un’ora per la presa in carico (lo smistamento operato con i codici colore al Triage nelle varie aree) e di tre per la risoluzione del problema. Ora infatti si sono registrati picchi di sei ore perchè, oltre a dover pazientare per essere visti dal medico, il malato deve aspettare il suo turno per esami e visita specialistici, per poi tornare al triage per la lettura dei referti. Dal report presentato da Mantoan, risulta che la gestione dei codici gialli e rossi è nella norma, ma occorre rimettere mano a quella di bianchi e verdi, nonostante il Veneto sia la regione d’Italia in cui meno si ricorre al Pronto soccorso. «Siamo al lavoro per varare una delibera che, alla luce di un riesame complessivo del funzionamento dei nostri Pronto soccorso, porterà ad una nuova organizzazione del servizio — conferma Luca Zaia —. Revisione fondamentale per diminuire i tempi di attesa e rendere ancora più efficace l’assistenza in urgenza-emergenza». A tal fine si sta pensando di estendere le competenze di infermieri e tecnici, affidando loro per esempio alcuni esami diagnostici o le piccole medicazioni.
Misura, quest’ultima, che potrebbe essere adottata anche per colmare la cronica carenza, denunciata da tutti i dg, di pediatri, anestesisti, ortopedici e ginecologi, a causa del numero chiuso a Medicina e nelle Scuole di specialità. Se fino a 15 anni fa l’offerta di medici superava abbondamente la domanda, ora la nostra regione registra una mancanza di almeno mille ospedalieri. Ai quali cominciano ad aggiugersi i medici di famiglia, sempre meno, al punto che le Usl faticano a coprirne alcune funzioni. Come l’assistenza nelle case di riposo, che ieri è stato proposto di affidare ai geriatri. E a proposito di medici di base, è stato firmato il contratto di esercizio per gli ambulatori h24.
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 13 maggio 2014