Passare dai principi (e dagli enunciati) ai fatti: così si potrebbe riassumere la situazione attuale circa il Forum di alto livello per un migliore funzionamento della filiera alimentare, iniziativa pubblico-privata, nata sotto gli auspici della Commissione Europea nel 2010, il cui scopo ultimo doveva essere quello di rendere economicamente sostenibile la filiera alimentare.
Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, commissario per l’Industria e l’imprenditoria, e i commissari Michel Barnier, Tonio Borg e Dacian Ciolos hanno affermato in una dichiarazione congiunta: “Questo lavoro è un esempio di come, riunendo tutti i settori che operano nella filiera alimentare, sia possibile ottenere risultati e dare un orientamento per le politiche future in questo ambito. Siamo compiaciuti in particolare per l’impegno dimostrato da tutti i membri del Forum nel proporre soluzioni in un settore che è vitale per l’economia dell’UE. Gli operatori interessati si sono impegnati a migliorare l’efficienza e la competitività della filiera alimentare.”
Tuttavia non mancano le note dolenti. “Siamo spiacenti- continua il comunicato- per il mancato accordo sulle pratiche commerciale sleali tra le imprese, ma siamo fiduciosi che possa ancora essere raggiunto. Gli operatori interessati devono continuare ad adoperarsi attivamente per concludere un accordo sulle pratiche commerciale sleali tra le imprese. Nella riunione di oggi abbiamo tutti concordato sulla necessità di rinnovare il nostro impegno a favore di tutti gli operatori della filiera alimentare. Parallelamente la Commissione esaminerà tutte le opzioni disponibili, compresa la via normativa, per affrontare la questione. Ci proponiamo di giungere a una visione chiara della via da seguire entro l’autunno del prossimo anno. Il nostro obiettivo è promuovere la fiducia in tutta la filiera alimentare in modo che tutti ne traggano vantaggio: produttori, fabbricanti, venditori al dettaglio e consumatori.”
Sebbene nel comunicato della Commissione Europea si mettano in luce tanti aspetti anche positivi ed il raggiungimento dell’80% degli obiettivi fissati (tra cui il consenso su buone e cattive prassi commerciali che andrebbero adottate tra le parti contrattuali della filiera (imprenditori agricoli, industria di trasformazione e retail) ad oggi l’accordo volontario di filiera non ha funzionato, come riconoscono i commissari. Nonostante nella Comunicazione del 2009 “A Better functioning of the food supply chain” la Commissione avesse chiarito che l’obiettivo e la sfida principale riguardasse un riequilibrio delle relazioni contrattuali tra le parti (paragrafo 3.1)-ad oggi tale aspetto non c’è stato. La Piattaforma Business To Business (B2B), era stata incaricata di arrivare appunto ad un accordo volontario tra gli attori della filiera – senza il quale si sarebbe arrivati ad una Direttiva o Regolamento, chiesto dallo stesso Commissario Europeo all’agricoltura, Dacian Ciolos in occasione del congresso europeo degli agricoltori dello scorso ottobre a Budapest- ma dopo varie mediazioni tale accordo non c’è stato. E la stessa Commissione se ne rammarica. Proprio nei giorni scorsi, come comunicato da queste colonne, avevamo dato informazione circa l’uscita di scena definitiva di COPA COGECA (agricoltori europei) da un accordo volontario non in grado di garantire adeguatamente la parte agricola, alle condizioni prospettate. Questo nonostante la stessa Commissione Europea avesse chiesto ad Industria e Retail di venire incontro alle richieste imprescindibili degli agricoltori. E proprio mercoledì scorso la Commissione Europea ha lanciato uno studio di impatto che vede coinvolte 5 Direzioni Generali e che dovrà valutare la fattibilità di opzioni legislative circa la disciplina di buone pratiche contrattuali, mettendo al bando quelle “cattive”. Sono la Dg Agri, DG Salute e Consumatori, la DG Industria Dg Mercato e Dg Concorrenza.
Ci si attende inoltre un Libro Verde sulle scorrette prassi contrattuali nelle prossime settimane. Ma intanto si apprende che almeno il 76% degli agricoltori, in base ad uno studio preliminare, abbia denunciato l’applicazione di clausole contrattuali apertamente inique. Link: Principi di buone prassi contrattuali
sicurezzaalimentare.it – 8 dicembre 2012