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Bilancio/Sanità. “5 riforme sanitarie”, la favola di Monti

di Ivan Cavicchi. C’era una volta una riforma che aveva stabilito un determinato rapporto tra il diritto alla salute e le risorse: se aumentavano i costi dei diritti sarebbero dovute aumentare le risorse.

Ben presto ci si rese conto che i costi crescevano mentre le risorse disponibili calavano. Allora si decise di fare un’altra riforma puntando tutto sulle aziende, cioè su una migliore gestione dei costi in modo da creare condizioni di compatibilità con le risorse. Ma anche questa misura si rivelò ben presto insufficiente: i risultati della buona gestione non compensarono ne la crescita dei costi e meno che mai la restrizione delle risorse. Si decise allora di fare una terza riforma questa volta puntando tutto sulle Regioni, convinti che responsabilizzarle avrebbe indotto un cambiamento. Le regioni senza un vero pensiero riformatore diventarono ben presto prigioniere della spesa sanitaria e non sapendo che fare cominciarono a chiedere «patti per la salute» per avere più soldi che regolarmente andavano a finire male. Si decise quindi di fare una quarta riforma per tentare di razionalizzare questa volta i diritti, copiando dall’esperienza inglese, ma anche questa soluzione si rivelò inadeguata . Si escogitò una quinta riforma, il «federalismo fiscale» convinti che standardizzando i diritti si sarebbe potuto standardizzarne i costi e quindi le risorse necessarie. Un’idea che fino ad ora si è rivelata tecnicamente impraticabile. Allora ci si rassegnò a imporre alle regioni fortissime limitazioni e ai cittadini sempre più gravosi ticket quindi mettendo a repentaglio la natura pubblica del sistema. Dopo ben 5 riforme la contraddizione tra diritto alla salute e risorse attende di essere rimossa Oggi per la sanità resta in piedi, a un anno, la manovra di luglio(1 11 /201 1) che prevede tagli e ticket, ecc per un valore di quasi 8.000 mld. Inoltre la crescita dell’Irpef dallo 0.9 all’ 1.23 per cento, prevista dal governo Monti, in alcune regioni avrà il significato di una seconda crescita perchè è già stata aumentata. Ma a parte questo, non dobbiamo fare l’errore di svalutare la proposta di Giarda di ripensare il meccanismo di finanziamento che oggi è alla base della sanità pubblica. Il passa . i o tendenziale dal reddito di impresa al reddito delle persone significa ripensare i modi attraverso i quali garantiamo l’universalismo e il solidarismo del nostro servizio sanitario nazionale e che oggi, come si evince dalla «favola delle cinque riforme», fa acqua da ogni parte. Per difendere il servizio pubblico e quindi annullare la mazzata programmata in precedenza dal governo Berlusconi per il prossimo armo, è necessario ripensare in meglio il meccanismo di finanziamento della sanità.

Il Manifesto – 14 dicembre 2011

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