Il mistero è svelato. Dopo la diffida della Regione a comunicare formalmente entro il 7 ottobre se il Comune conferma o smentisce gli impegni presi per un nuovo ospedale da realizzare in project financing a Padova ovest, ieri la giunta Bitonci ha approvato una delibera che dà mandato al sindaco di rinegoziare tutto con Palazzo Balbi, sulla base di un altro progetto di pre-fattibilità sviluppato «a costo zero» dalla commissione tecnica interna e allegato al provvedimento.
Il «piano B», tracciato sulla falsariga del San Raffaele di Milano, prevede 15 anni di lavoro, un costo di 779.388.000 euro e un nuovo complesso nell’attuale sede esteso su 159 mila metri quadri e dotato di 1320 letti (aumentabili a 1700), nel quale riunire Azienda ospedaliera, Iov e Sant’Antonio. Cinque le fasi attuative: lo spostamento dell’obitorio da via Cornaro a Chiesanuova, vicino al cimitero Maggiore, con spesa a carico di Palazzo Moroni; l’accentramento dei servizi nell’area dell’ex macello; l’abbattimento dell’attuale obitorio e la sua sostituzione con il polo materno-infantile; lo spostamento delle cliniche dall’area ovest alla est, dopo la demolizione di Pediatria, Ostetricia, Neurochirurgia e Ortopedia; la riconversione degli edifici dell’ala ovest in uffici per la direzione (sopravvive solo il Policlinico) e la creazione al posto del Monoblocco di parcheggi e area verde. Infine, la riconversione delle casette di via San Massimo in un albergo per malati e parenti.
«Tutti i blocchi avranno massimo 4 piani, più uno interrato — spiega Bitonci —. Liberando i bastioni, nella parte ovest potrebbe poi nascere il campus, che dovrebbe pagarsi l’Università. E’ una proposta seria, che mi auguro Palazzo Balbi possa valutare, oltre a mandarci lettere di diffida. Chi paga? Il primo stralcio è coperto dai 150 milioni già messi a bilancio dalla Regione, che poi avrebbe 15 anni di tempo per trovare gli altri soldi. Chiediamo alla giunta Zaia di non chiudere le trattative, con il nostro piano può risparmiare». Quanto alle penali per il mancato project, il sindaco non ha dubbi: «Se ci sono delle responsabilità non si possono certo attribuire a noi, che amministriamo da tre mesi e al nostro arrivo non abbiamo trovato nulla di fatto. Non compete al Comune la redazione del progetto, bensì l’indicazione del luogo e gli oneri urbanistici, però il sindaco è la prima autorità sanitaria, anche se ogni tanto qualcuno se lo dimentica, e poi molte volte si possono avanzare proposte economicamente più vantaggiose. Perciò, a differenza dell’Ateneo che fa solo comunicati stampa, noi produciamo documenti concreti. Al rettore faccio una raccomandazione cordiale: produca materiale tecnico invece di parlare di guerra di fazioni sull’ospedale. E’ offensivo, nel mio programma elettorale era già inserita la costruzione del nuovo sul vecchio». «L’Università, con competenze e passione, ha contribuito alla relazione tecnica condivisa al tavolo regionale, che ha visto l’accordo di tutti — reagisce il magnifico Giuseppe Zaccaria —. Era il 2011 e forse il primo cittadino, distratto dall’attività di deputato o di sindaco di Cittadella, si è perso questi passaggi fondamentali. La relazione ha prodotto 200 pagine in cui si stabiliva che una ristrutturazione del vecchio ospedale, o la costruzione del “nuovo sul vecchio”, fosse impossibile da percorrere. Il sindaco ha il diritto di non ritenerla valida e contrapporre la sua visione. Deve però prendersi la responsabilità della marcia indietro».
Sulla stessa barricata sale Claudio Dario, direttore generale dell’Azienda ospedaliera: «L’ipotesi del Comune è già stata ampiamente valutata da più gruppi di lavoro, che l’hanno giudicata rischiosa e impraticabile. Inoltre non è percorribile nessuna ipotesi che superi i cinque anni di lavoro, altro che 15: non siamo più in grado di assicurare la sicurezza ai pazienti e l’aggiornamento tecnologico in queste condizioni. Palazzo Moroni ha 15 giorni di tempo per decidere se confermare o smentire gli impegni presi: nel primo caso la procedura va avanti, nel secondo si chiude, opzione che si verifica anche se non decide niente. Io confido che si possa discutere con serenità e trovare insieme una soluzione — aggiunge Dario — il nuovo ospedale va fatto e subito. Ha bisogno di un’area accessibile, senza vincoli e almeno di 30/35 ettari: Padova ovest ne ha 50. Ma se proprio non va bene scegliamo un’altra area, così come possiamo trovare un’alternativa al project, benchè si perdano i 300 milioni del privato (cui si devono pure pagare le penali, ndr). Il nostro è un progetto vero, non un’ipotesi, ed è già finanziato con 450 milioni, però la situazione è ancora aperta, nessuna pietra tombale è stata ancora messa. Troviamo un percorso di buonsenso. Attorno a me sento molto scoramento, ma io non mollo».
Michela Nicolussi Moro – 24 settembre 2014 – Corriere del Veneto