La doccia fredda di ieri del ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, sul blocco dei contratti 2015 per tutti i dipendenti della Pa non è piaciuta per niente ai sindacati medici che – come prevedibile – stanno esprimendo una disapprovazione pressoché unanime per l’ennesimo rinvio ai danni del comparto pubblico. Gli stipendi sono infatti congelati dal 2010, con un danno quantificato di 29mila euro per ogni camice bianco. Il presidente della Federazione Veterinari e Medici (FVM), Aldo Grasselli critica la decisione del governo di bloccare gli stipendi dei dipendenti pubblici. Per il Fvm “i problemi del paese non si risolvono così, ma con un piano industriale e non con gli spot, se il governo ne è capace. Altrimenti la dirigenza pubblica, e il paese, ne trarranno le ovvie conclusioni”.
“Ancora una volta – afferma il presidente della Federazione Veterinari e Medici (Fvm), Aldo Grasselli, il governo fa cassa attraverso il bancomat dei dipendenti pubblici, cui ancora per un anno viene imposto un blocco stipendiale motivato dalla crisi e dalla scarsità di risorse a disposizione”.
“Disposizione – prosegue la nota della Federazione – in evidente contrasto con le dichiarazioni del presidente Renzi che da un lato promette di rendere strutturali gli 80 euro per alcuni (ipotesi in ogni caso meritoria ma non risolutiva), estendendo se possibile la platea degli aventi diritto, dall’altro mantiene ferma la progressione economica, giuridica e meritocratica di tutti i dipendenti pubblici.
“Una operazione di “restiling” in piena regola, già vista e sentita in un celebre film di Luchino Visconti, “Il gattopardo”: cambiare tutto per non cambiare nulla.
Con questa logica si creano degli automatismi di progressione economica selettivi dal basso, di fatto un vero e proprio rinnovo contrattuale, con la stessa logica si cambia nome ai precari della scuola, cui viene promesso di risolvere definitivamente il problema del precariato.
“A quegli stessi precari – aggiunge Grasselli – si prospettano regole nuove, finalmente basate sul merito, dimenticando come tra i contratti pubblici quello della sanità, in cui le progressioni economiche e di carriera sono da anni legate a criteri meritocratici ed a meccanismi di valutazione, siano spesso se non regolarmente disattese, al punto di non attivare nemmeno i concorsi per la nomina dei dirigenti di struttura complessa, trovando più comodo, meno conflittuale e forse anche meno oneroso il meccanismo della sostituzione interna.
“Non si parla (forse perché altre sono le strategie da perseguire) dei precari in sanità, che attendono da anni delle procedure di stabilizzazione che prendano atto di un fabbisogno reso evidente sia dal numero dei precari sia dall’ allungarsi del fenomeno delle liste di attesa.
Presidente Renzi: il rilancio dell’ economia passa anche attraverso scelte radicali e straordinarie come recuperare i 120 miliardi di evasione fiscale, i 60 miliardi di ruberie nella pubblica amministrazione e i 170 miliardi dell’economia criminale certificati #annodopoanno dalla Corte dei Conti.
L’Intersindacale medica: «Un film già visto: il rastrellamento dei soliti noti. Il Governo sceglie la strada più semplice. Non la più utile»
Il prolungamento al 2015 del blocco dei contratti del pubblico impiego, medici e dirigenti sanitari dipendenti del SSN compresi, rientra tra gli effetti collaterali della “annuncite”. L’ultimo punto delle linee guida sulla riforma della PA, che annunciava il rinnovo contrattuale, è finito nel carretto dei gelati di Palazzo Chigi.
E non vale dire oggi che tutto era già scritto nel DEF, dimenticando la reazione stizzita del Ministero della Economia che negava il blocco sine die, rinviando ogni decisione alla legge di stabilità, anche perché questo significherebbe uno stop fino al 2018.
Con un altro intervento a danno dei “soliti noti”, il Governo sceglie la strada più semplice, non quella più utile, dopo aver dichiarato, nei mesi scorsi, il proprio impegno nel rilanciare meritocrazia, sviluppo di carriera e competenze avanzate, pur non potendo garantire adeguate risorse, con l’ennesimo taglio lineare, proprio quello che aveva promesso di non fare.
Il danno economico di un blocco contrattuale lungo 6 anni per medici e dirigenti sanitari è più profondo di quanto si immagini, specie per quei giovani che il governo dice di volere privilegiare, per il sommarsi anche della decurtazione dei fondi contrattuali periferici e del blocco della retribuzione individuale, e delle conseguenti ricadute in termini pensionistici. Intanto il precariato medico continua ad aspettare, come se avesse meno diritto alla stabilizzazione rispetto ad altri.
Ma non è solo questione di soldi. Forse il Ministro confonde blocco degli incrementi salariali, attesi ad ogni rinnovo, con blocco della contrattazione. Se il Governo può decidere, in qualità di datore di lavoro, di quanto finanziare il contratto dei suoi 3 milioni di dipendenti, non può fuggire il confronto su regole ed organizzazione, con una serrata che lo esonera anche dall’intervenire sui presupposti, quali la definizione delle aree contrattuali.
Usare i contratti come strumento di innovazione e di governo è possibile anche con disponibilità nulle del bilancio pubblico per il 2015, eliminando le altre angherie previste dal DL 78/10, peraltro già derogate per magistratura, scuola e sicurezza, come da tempo andiamo chiedendo, testimone il Ministro della salute. E consentendo di trovare le risorse necessarie all’interno del sistema, nelle classiche logiche di scambio.
Non è equo né accettabile che subiamo penalizzazioni plurime. Nel calderone del pubblico impiego anche la sanità, al pari della scuola, merita di ritrovare le ragioni della complessità e della specificità di una funzione svolta a tutela di un diritto delle persone.
Umiliare le risorse umane che tengono aperti i cancelli della fabbrica sanità garantendo la salvaguardia di un bene prezioso come la salute, con un lavoro gravoso e rischioso che, come quello delle forze di polizia, non conosce giorni e notti di pausa, contribuisce ad un impoverimento della sanità pubblica che gli 80 euro non basteranno a compensare.
Il premier ha ragione ad investire sulla scuola sostenendo che gli italiani di domani saranno quelli che faranno i professori e le scuole di oggi. Ma non dimentichi che il loro stato di salute, fattore non marginale nella vita degli individui, dipenderà dai medici e dalla sanità che oggi governa.
I Medici ed i dirigenti sanitari dipendenti del SSN si uniscono alla protesta che sta montando, per non essere bersaglio immobile e per il rispetto che devono alla loro dignità professionale ed al servizio civile che continuano a svolgere nei confronti dei cittadini. Spetta al Governo ed alle Regioni dimostrare attenzione ad un mondo in grado anche di fare da volano per la ripresa economica, riconoscendo e rispettando nei fatti il valore della attività effettuata dai suoi operatori.
ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI – FVM – FASSID – CISL MEDICI – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – FP CGIL SPTA – UGL MEDICI
Cosmed: “Nessun cambiamento di verso dal Governo Renzi”
Questo il giudizio della Cosmed sul prolungamento del blocco dei contratti del Pubblico Impiego anche al 2015 annunciato ieri dal ministro della PA, Marianna Madia, a causa dell’assenza di fondi. “Cambiano i governi ma la ricetta è sempre la stessa. Il prelievo sui dipendenti pubblici è stato e continua ad essere lo strumento più facile e sicuro per fare cassa”.
“Il Governo annuncia un ulteriore blocco dei contratti del pubblico impiego per il 2015 chiamando così i dipendenti pubblici a pagare il conto di discutibili riforme. Per il sesto anno consecutivo nessun adeguamento. Cambiano governi e legislature ma la ricetta è sempre la stessa, senza discontinuità: la fantasia al potere ripropone stancamente lo stesso monotono spartito. Lo strumento contrattuale, indispensabile anche per recepire le necessarie innovazioni e riorganizzazioni del lavoro pubblico, viene espulso dallo stesso linguaggio della politica”. E’ questo il commento della Confederazione Sindacale dei medici e dirigenti Ssn alle dichiarazioni del Ministro della PA, Marianna Madia sul blocco dei contratti fino al 2015.
“Il prelievo sui dipendenti pubblici è stato e continua ad essere lo strumento più facile e sicuro per fare cassa. Dopo il sequestro delle liquidazioni, pagate a rate fino a 5 anni senza interessi, i dipendenti pubblici sono diventati i principali creditori dello Stato.cUna serie infinita di leggi speciali penalizzanti e riservate al solo servizio pubblico sta scavando un solco normativo e retributivo, perfino con un lavoro privato in crisi che vede crescere le retribuzioni al ritmo del 2% annuo. Sul fronte previdenziale le donne del pubblico impiego continuano ad andare in pensione tre anni dopo le corrispondenti lavoratrici private, mentre il blocco del turnover ha già prodotto la perdita del 20% dei posti di lavoro nel settore statale e la perdita del potere d’acquisto dei loro stipendi superiore a 20mila euro con danno maggiore per i giovani – prosegue la Cosmed -. La disoccupazione giovanile è anche responsabilità diretta dei governi che hanno bloccato il ricambio generazionale e, nonostante gli annunci, continua ad aumentare”.
“In assenza di un tavolo contrattuale per discutere la parte normativa, come imponeva la legge di stabilità 2013, si configura una vera e propria serrata governativa, una fuga sistematica dal confronto con la realtà e con le rappresentanze dei cittadini lavoratori. Anzi, il Governo avoca a sé anche il ruolo sindacale decidendo di concedere aumenti stipendiali “a prescindere” da quantità e qualità del lavoro svolto e dal tanto citato merito. Il blocco che di fatto è protratto a tempo indeterminato rende il rinnovo dei contratti nel lavoro pubblico un problema politico. Ma corre l’obbligo di ricordare al Governo – spiega la Confederazione sindacale – che non porterà il Paese fuori dalla crisi facendo la pelle alla pubblica amministrazione e ai suoi lavoratori impegnati in settori fondamentali della vita civile quali sanità, scuola, giustizia”.
“Quanto al metodo di mandare a dire per via mediatica, senza confronto, provvedimenti del genere denota un’arroganza che ricorda quella del padronato di tempi non recenti. Anche per questo – conclude la Cosmed – le iniziative del Governo Renzi “passo dopo passo” stanno aprendo un profondo conflitto sociale e la protesta sta diventando una questione di dignità”.
Lorenzin: «Lo sblocco del turn over è vicino»
Ma a raffreddare gli animi arriva nella serata di oggi la dichiarazione del ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, che ha definito quello della Sanità un settore «molto stressato» e non solo per quanto riguarda il blocco degli aumenti degli stipendi, «ma da un elemento ancora più importante come il blocco del turn-over». Il tema delle assunzioni è infatti presente nel patto della salute e, come ha ricordato il ministro, «ora ci sono due appuntamenti di attuazione del patto molto importanti di cui l primo a ottobre, in cui si andranno a profilare le soluzioni che abbiamo già adottato nel patto e cioè di reinvestire i risparmi per facilitare lo sblocco del turn over».
Sindacati all’attacco
La reazione dei sindacati alla dichiarazione del ministro Madia sul blocco dei contratti del pubblico impiego si può sintetizzare nel commento della Confederazione sindacale dei medici e dirigenti Ssn: «Il Governo non porterà il Paese fuori dalla crisi facendo la pelle alla pubblica amministrazione e ai suoi lavoratori impegnati in settori fondamentali della vita civile quali sanità, scuola, giustizia». Per la Cosmed infatti non si registra: «Nessun cambio di passo.Cambiano governi e legislature ma la ricetta è sempre la stessa, senza discontinuità» e anzi, si denota una mancanza di fantasia da parte del Governo poiché: «Il prelievo sui dipendenti pubblici è stato e continua ad essere lo strumento più facile e sicuro per fare cassa» e sottolinea l’assenza di un tavolo contrattuale «per discutere la parte normativa, come imponeva la legge di stabilità 2013», denunciando una serrata governativa che nei fatti appare come «una fuga sistematica dal confronto con la realtà e con le rappresentanze dei cittadini lavoratori». E lo stesso scenario si ripete nelle dichiarazione di tutti gli altri sindacati. Costantino Troise (Anaao) accusa il governo di «rastrellare risorse dai soliti», denunciando una perdita d’acquisto mensile per i medici di circa 450 euro. Si dice delusa la Cimo, il segretario Riccardo Cassi, si aspettava almeno «qualche piccolo segnale di apertura sul blocco del tetto retributivo individuale, che comprende ad esempio l’indennità di esclusività». Conti alla mano «sono oltre 1800 i giorni di blocco contrattuale» rilancia Massimo Cozza (Cgil Medici), «in sanità piove sul bagnato, perché al blocco del contratto si aggiunge il blocco del turnover». Fabio Cricelli (Aaroi-Emac) teme che lo stallo si possa spingere a tutto il 2016 e che l’intenzione del governo sia di «andare a scardinare il sistema delle tutele dei lavoratori e della rappresentatività sindacale. Ridurre le garanzie dei camici bianchi è uno dei tanti modi per attaccare la sanità pubblica, che del sistema sono gli attori principali». Nessuna sorpresa sulla penuria di fondi per Mauro Mazzoni (Fassid): «mi stupisce molto di più la modalità con la quale questo governo manda a dire a lavoratori e organizzazioni di rappresentanza le sue decisioni senza neanche spendere tempo per una circolare. Davvero un bel cambio di passo, che fa rimpiangere i sistemi dei veri padroni di antica memoria». Al coro si aggiunge la Federazione veterinari e medici: «Ancora una volta il governo fa cassa attraverso il bancomat dei dipendenti pubblici».
Negativi anche gli infermieri. Calcolatrice alla mano anche per Annalisa Silvestro (Ipasvi): «Gli infermieri – spiega la Federazione – hanno perso dal 2009 al 2014, per colpa del blocco dei contratti, circa il 22% del loro potere di acquisto. Significa che la loro retribuzione – che dal 2009 al 2012, ultimo anno di rilevazione ufficiale dell’Economia è salita solo di 250 euro l’anno – è come se fosse calata di 7-8mila euro». Il congelamento delle buste paga per il 2015 porterebbe un calo di un quarto del valore del loro stipendio. E conclude «Il Governo cerchi altre fonti di tagli e risparmi: chi lavora per la tutela della salute dei cittadini con turni, reperibilità e carenze di organici non può più essere il bancomat per far fronte a vecchi sprechi e nuove esigenze di risparmio».
Senza mezzi termini, gli infermieri Nursind si dichiarano pronti a scioperare nel mese di ottobre: «Sappiamo – aggiunge il sindacato – che il governo se ne farà una ragione della nostra manifestazione, speriamo che i cittadini se ne facciano altrettanta quando non troveranno i servizi all’altezza delle aspettative e quando si troveranno a pagare di tasca propria l’assistenza infermieristica che lo Stato non è in grado di garantire».
Da Il Sole sanità e Quotidiano sanità – 5 settembre 2014