Da luglio le bollette dell’energia elettrica aumenteranno del 4,3% e quelle del gas dell’1,9%. Una notizia che coglie di sorpresa gli analisti e che indigna i consumatori, considerato il dei prezzi del petrolio e del gas, che avrebbe fatto auspicare il contrario. E in effetti a denunciare per prima lo scorretto funzionamento del mercato è proprio l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che spiega di aver rilevato anomalie rispetto all’incremento della componente di approvvigionamento, dovute soprattutto alla «significativa crescita dei costi di dispacciamento, cioè dei costi sostenuti dal Gestore della rete (Terna) per il mantenimento in equilibrio del sistema elettrico».
Significa che il complesso sistema di bilanciamento dell’offerta e di domanda di energia elettrica, reso ancora più articolato dalla produzione proveniente dai piccoli impianti che sfruttano fonti rinnovabili, per sua natura assai poco programmabili, ha dato luogo a previsioni scorrette non per caso, o per errore umano, ma che avevano la finalità di rendere inadeguata la produzione e far salire artificiosamente i prezzi. E l’aumento non giustificato dei prezzi di approvvigionamento si è riversato sulle bollette. Oltre a identificare «eventuali violazioni del Regolamento europeo sull’integrità e la trasparenza dei mercati energetici all’ingrosso », nei confronti dei quali si riserva di avviare procedimenti sanzionatori, l’Autorità spiega anche di aver trasmesso il dossier all’Antitrust «per i possibili profili anti concorrenziali»: in definitiva le anomalie nella produzione potrebbero anche essere frutto di un accordo.
Federconsumatori e Unione Nazionale Consumatori si dicono «indignati e increduli» di fronte all’ennesimo aumento: «In una fase del mercato elettrico contraddistinta dalla sovraccapacità, assistiamo ad un aumento finalizzato alla speculazione sul mercato dei servizi di dispacciamento: l’offerta di energia viene “sequestrata” dagli speculatori (traders e produttori termoelettrici), che sono in grado di rendere corto (la domanda supera l’offerta) un mercato che di per sé sarebbe lungo».
Ma in effetti anche gli analisti sono sconcertati: «Noi ci aspettavamo un leggero aumento, non una così forte variazione. – ammette Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – L’apertura di questa indagine da parte dell’Autorità per l’energia testimonia quanto il mercato sia tutt’altro che efficiente, nonostante le liberalizzazioni cominciate 17 anni fa con il decreto Bersani. In un momento in cui i prezzi del petrolio e del gas sono bassi, e sarebbe giustificato aspettarsi una forte riduzione delle tariffe, siamo invece impegnati a verificare quali abusi di mercato abbiano portato al contrario a un aumento. Credo che sia il momento di cominciare a parlare di fallimento delle riforme, soprattutto in vista del 2018, quando tutti gli utenti saranno sul mercato libero, adesso sono 8 milioni contro i 23 rimasti nel mercato protetto. Con tutta questa ‘alchimia’ di regolazione delle risorse, siamo arrivati a un aumento del 35% dalla liberalizzazione a oggi ». Tra l’altro nei prossimi mesi, se la domanda riparte, prevede Tabarelli, e se ricominciano a salire iprezzi di petrolio, gas e carbone, potrebbero esserci ulteriori aumenti, questa volta invece giustificati dal mercato.
Repubblica – 29 giugno 2016