Repubblica. Magari non un Natale normale, ma comunque migliore. Così prevede Stefano Bonaccini. A patto che il governo non abbandoni lo stato d’emergenza, perché garantisce rapidità d’intervento. Meglio, inoltre, proseguire con Draghi a Palazzo Chigi. «Serve unità e continuità – sostiene il Presidente dell’Emilia Romagna – nell’azione di governo».
Bonaccini, sarà un Natale normale?
«Sicuramente migliore del precedente. L’alta copertura vaccinale, insieme al Green Pass rinforzato, eviteranno le chiusure del 2020. Ci ricordiamo come andò l’anno scorso ancora senza vaccino, vero? Anche un eventuale passaggio in zona gialla, nelle Regioni in cui dovesse avvenire – pur con regole più stringenti – non colpirà l’economia, la scuola e la socialità».
Intanto il governo deve scegliere sulla proroga dello stato d’emergenza. Ritiene che vada rinnovato, come sostiene Letta?
«La pandemia non è finita e bisogna continuare a contrastarla agendo con rapidità e con tutti i mezzi necessari».
Palazzo Chigi studia però uno scenario alternativo: nessuna proroga e una legge che trasferisca la struttura commissariale sotto la Protezione civile, con un ruolo a Figliuolo alla guida del Comando operativo interforze. Non è un azzardo cambiare adesso, in piena quarta ondata?
«Sono sicuro che il governo prenderà la decisione più efficace e più coerente con lo stato di necessità».
Insisto: non si rischia in questo modo di frammentare l’azione e renderla meno rapida? Quali criticità scorge nella gestione attuale della struttura commissariale e quali rischi intravede in caso di sospensione dello stato d’emergenza?
«Servono rapidità ed efficacia. Dal febbraio del 2020 la situazione è cambiata molte volte e nessuno ha la bussola in mano: però ci siamo mossi in modo coordinato e responsabile, sia le istituzioni che i cittadini. L’Italia è stata spesso considerata un Paese geniale, ma poco organizzato. Nella pandemia abbiamo dimostrato al mondo il contrario, venendo ora indicati come un riferimento per serietà, rigore, efficienza. E infatti l’economia cresce più e meglio che nel resto d’Europa. Sarei cauto ad abbandonare questa impostazione.
Piuttosto, dico una cosa al governo».
Dica.
«Chiedo di aiutarci a coprire al cento per cento i costi che, come Regioni, stiamo sostenendo per la campagna vaccinale e il contrasto alla pandemia».
Anche Fedriga, suo successore alla guida delle Regioni, pensa che il tempo dello stato d’emergenza sia concluso. La Lega privilegia le posizioni di Salvini rispetto al contrasto alla pandemia, come denuncia il Pd?
«La gestione della pandemia non può dipendere da convenienze politiche o di partito. Tutte le misure decise, a partire dal Green Pass rinforzato, sono state condivise dalle Regioni, comprese quelle governate dalla Lega. E Fedriga ha sempre rappresentato al meglio la Conferenza delle Regioni».
In questi giorni si ipotizzano anche nuove misure. Pensa che possa essere utile rafforzare i l Green Pass, estendendo la regola del 2G a trasporti pubblici locali, treni, aerei, negozi al dettaglio?
«Il Green Pass rafforzato aumenta la protezione nei luoghi di maggiore socialità. Ma nel trasporto pubblico già l’inserimento del Green Pass base rappresenta una svolta importante rispetto a prima. Non ridiscutiamo le misure prima di averne visto gli effetti, ma concentriamoci piuttosto sui controlli. Poi faremo tutto il necessario, in base all’evoluzione».
Nel frattempo Germania e Austria sono proiettate verso l’obbligo vaccinale. Lei è favorevole?
«Giusto che vi sia un confronto a livello europeo, e non si può escludere nulla rispetto a quello che potrà rendersi necessario in base all’andamento dell’epidemia. Ricordo però che in Italia vi sono già diverse categorie professionali dove il vaccino è obbligatorio: gli altri Stati stanno rincorrendo il nostro Paese proprio perché abbiamo preso le misure giuste per tempo».
A proposito: com’è la situazione in Emilia Romagna con la quarta ondata?
«Registro ovunque la voglia di non tornare a limitazioni e chiusure. Lo vedo dalla propensione a vaccinarsi, oggi più che mai. In Emilia-Romagna lo ha già fatto il 91% degli over 12. E siamo ad oltre 800 mila terze dosi».
I no-vax, però, esistono anche nella sua Regione, soprattutto in Romagna. Le terapie intensive sono occupate soprattutto da loro?
Come risolvere questo problema?
«Con la forza dei numeri, della ragione e del buon esempio. In Italia da ottobre a dicembre si registra un crollo dell’86% della mortalità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In Emilia-Romagna, se confronto la settimana tra il 30 novembre e il 4 dicembre di quest’anno rispetto al 2020, i ricoverati nei reparti Covid e in terapia intensiva sono scesi di quattro volte, i deceduti di oltre sette. E confermo: al momento 7 ricoverati in terapia intensiva su 10 sono non vaccinati. Trattandosi di una platea ormai ridotta al 10% della popolazione, ciò rappresenta la certificazione di cosa bisogna fare.
Aggiungerei una cosa».
Prego.
«La pandemia corre, ma col vaccino ci si salva quasi sempre dal ricovero grave e dal decesso. Si potrebbe dire: ognuno scelga come creda. Invece no, perché più aumenta la pressione sugli ospedali, più è difficile continuare ad erogare le prestazioni ordinarie per le altre patologie. Per questo dobbiamo continuare a convincere coloro che hanno dubbi».
Allunghiamo lo sguardo: è tra quelli che ritengono che Draghi debba andare avanti a Palazzo Chigi o pensa che sia più utile averlo al Colle per un settennato?
«Sono mesi che lo dico: ora servono unità e continuità nell’azione di governo. E l’autorevolezza di Mario Draghi a livello internazionale è una garanzia per il Paese».
Fosse stato alla Scala, sarebbe stato tra quelli che hanno chiesto il bis al Presidente Mattarella?
«Fossi stato alla Scala probabilmente sì: nel caloroso appello a Mattarella ho visto tanto affetto e un tributo alla sua serietà e saggezza, al di là di ogni considerazione politica e istituzionale. Ma io faccio il presidente di Regione e ho il massimo rispetto per il Presidente, che non intendo in alcun modo tirare per la giacca».