«A questo punto Zaia deve affrontare l’incredibile situazione che si è creata: in primo luogo deve revocare le nomine dell’Usl 9 all’ospedale di Motta, poi ripristinare il rispetto delle regole».
Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso Nord, interviene duramente sul pasticcio del nuovo cda dell’Oras la società pubblico privata, controllata dall’Usl 9, che gestisce il polo riabilitativo di Motta: i 4 consiglieri dell’Usl 9 in cda (Carraro, D’Ascenzo, Dugone e Rizzardo) sono stati nominati dal direttore dell’Usl 9 , Giorgio Roberti, ma la legge regionale approvata lo scorso anno dice che la competenza era della giunta regionale. Di qui l’apertura di un ‘inchiesta interna da parte del consiglio veneto, e l’invio degli ispettori a Treviso e a Motta, per acquisire tutta la documentazione. «Mi stupisce che da parte dell’Usl 9, pur con tutte le motivazioni del caso, ci sia stato questo comportamento disinvolto e, diciamolo, poco responsabile, quando le norme erano chiare», continua Bottacin. «So che Roberti si è mosso per non fermare l’attività dell’ente, chiedendo anche se la Carraro (poi nominata presidente ndr) fosse o meno compatibile. Ma il nodo non era quello, mi sembra che l’illegittimità delle nomine sia palese, comunque si voglia girare la vicenda. Il guaio è che si rischia la nullità di tutti gli atti approvati sin qui, e sono atti importanti, con un forte impatto sulla struttura. Un fatto grave, la scelta di Roberti è stata un azzardo». Bottacin lancia anche un messaggio molto preciso al governatore Zaia: «So che in futuro vuole riportare Motta nell’alevo pubblico, ma gli chiedo di non farlo», conclude. «Il modello Motta ha funzinato, nei costi, nei benefici per i cittadini, nella qualità dei servizi, e a questo ha contribuito in maniera decisiva la flessibilità del contratto privato. Riportare la struttura pubblica ci riporterebbe indietro, e mi preoccupa questo voler tornare a gestire tutto con l’ottica del centro di potere, e dunque di mani forti su contratti, incarichi, consulenze, collaborazioni. Si rispetti l’autonomia del modello Motta, non si butti tutto all’aria e con il decreto stabilizzazione si diano prospettive certe alla struttura». Su questo, Bottacin la pensa come il Pdl e parte del centrosinistra. Dal canto suo, ieri, il direttore generale dell’Usl 9, Giorgio Roberti ha diffuso una nota in cui ribadisce di aver proceduto alle nomine ben conoscendo la legge regionale, ma tenendo presente anche l’articolo dello statuto dell’Oras, e di aver preavvertito la Regione della sua intenzione di procedere alle nomine per l’urgenza di avviare il nuovo cda del polo mottense: «In attesa delle decisioni regionali, stante comunque la necessità di garantire la stabilità e la continuità nella gestione della società», scrive Roberti, «e vista l’urgenza di ricostituire l’organismo di gestione, ho comunicato l’intenzione di procedere alla nomina dei quattro componenti di parte pubblica del consiglio d’amministrazione (formato da 7 membri) secondo le modalità previste dallo statuto della società, proprio a tutela della struttura ospedaliera stessa e a garanzia dei servizi erogati. E così è avvenuto». Ed è proprio qui che è sorto il problema.
La Tribuna di Treviso – 3 agosto 2013