La governance dell’istituto Zooprofilattico ha cambiato volto, a partire dal presidente del consiglio: l’incarico è stato affidato a Mario Colombo, entomologo e docente di agraria. Totalmente rinnovato anche il board, nel quale non figura più alcun bresciano. Ne fanno parte Stefano Mercuriali, Gabriele Squintani, Adriana Giannini e Luigi Bonizzi.
Fresco di carica è anche il Collegio dei revisori, formato da Roberta Paloschi, Isabella Bacchini e Lino Pietrobono. Della governance uscente resta soltanto il direttore generale Stefano Cinotti. A tenere in un certo senso a battesimo il nuovo corso dell’istituto Zooprofilattico è stata ieri la visita dell’assessore regionale all’Agricoltura.
GIANNI FAVA È TORNATO a Milano con un «flambatore» in argento (un attrezzo per marchiare la carne) e la promessa di portare a Brescia il governatore Roberto Maroni. E durante la visita si è espresso in termini lusinghieri sulla qualità dello storico ente di via Bianchi. «L’istituto è un’eccellenza e un punto di riferimento a livello mondiale», ha affermato Fava.
La visita si è svolta il giorno successivo l’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, nominato dopo due anni di travaglio.
«HO ATTESO che il rinnovo delle cariche si chiudesse prima di venire a Brescia – ha spiegato Fava -: il presidente Maroni mi ha chiesto di occuparmi delle tematiche veterinarie pur non avendo una delega precisa in materia». Sul piatto molti argomenti cruciali, tra cui alcune priorità. «Mi occuperò con attenzione degli accordi bilaterali Europa-Stati Uniti per le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani – ha annunciato il presidente Colombo – e dei processi per valorizzare nel giusto modo le denominazioni delle nostre tipicità: il Grana che si produce in Italia non può essere uguale a quello che si produce in altre parti del mondo». I controlli, che comportano spesso un gravoso ma necessario sovraccarico di impegno e di spese per i produttori, sono il punto più discusso: «I consumatori purtroppo hanno una scarsa percezione della mole di controlli che vengono fatti sui prodotti italiani e questa è una carenza comunicativa che va sanata – ha sottolineato l’assessore -. Anche se spesso questo rigore ci penalizza nei confronti di altri paesi sottoposti a meno regole, non possiamo fare passi indietro».
Tra i molti argomenti toccati durante la visita (sanità, benessere animale e ricerca), la sicurezza alimentare ha avuto un ruolo primario. Fava ha assistito a una carrellata dei servizi che l’istituto offre, visitando il centro latte, la bio banca e il laboratorio di controllo dei prodotti biologici. L’assessore ha rimarcato a più riprese che «l’istituto è davvero un punto di riferimento per la comunità scientifica nazionale e mondiale. La struttura è un’eccellenza – ha fatto notare ancora Gianni Fava – nella prima regione agricola italiana. Un plauso a una buona gestione che fa quadrare anche i bilanci e che, cosa da non trascurare, ha la responsabilità di oltre 650 dipendenti, di cui 400 solo a Brescia».
15 gennaio 2016