Si aspettava l’ondata estiva?
«Omicron ha sviluppato più sottovarianti. Quella presente adesso, la Ba5, è la più contagiosa ed è dominante nel Paese. I dati di una settimana fa ci dicono che rappresenta il 71% delle infezioni ma si avvia rapidamente a dominare completamente la scena. Succede un po’ quello che aveva sperimentato il Portogallo».
La situazione nei vari Paesi europei appare diversa. Come mai?
«I dati italiani sono coerenti con il quadro continentale. In questo momento però ci sono anche politiche di testing diverse tra Paesi».
C’è chi ritiene che le mascherine e le altre misure siano state tolte troppo presto. Cosa ne pensa?E adesso è possibile che tornino misure restrittive?
«Le misure sono scelte della politica in risposta ai diversi quadri epidemiologici. Oggi disponiamo di una serie di strumenti che insieme al monitoraggio, al vaccino e ai farmaci, possono modulare la trasmissione. In questo momento è fondamentale la responsabilità dei cittadini, che sanno bene quanto la variante sia trasmissibile.
Mascherine e distanziamento aiutano a ridurre la possibilità di contagio. Ci vuole prudenza e consapevolezza da parte di tutti per vivere sereni avendo sempre una particolare attenzione a proteggere anziani e fragili».
Ci sono anche altri esperti che in questi giorni propongono di lasciare circolare Omicron 5. Cosa ne pensa?
«Non bisogna prendere sotto gamba questo virus, anzi, bisogna muoversi con attenzione e vanno protetti i più deboli. Omicron Ba5 è molto trasmissibile e per esempio è in grado di reinfettare chi ha già contratto il virus, e se colpisce i fragili e gli anziani comporta rischi importanti, di ricovero e mortalità. Il bollettino di questa settimana evidenzia come i non vaccinati rischino 7 volte di più il decesso dei vaccinati con il booster».
Allora basterebbe che solo loro adottassero precauzioni, no?
«No. Ad esempio c’è anche il problema di chi vive accanto a queste persone fragili».
Quali sono gli aspetti critici, oltre al rischio per i fragili?
«Il dato è che siamo in piena ondata pandemica con un numero elevato di persone checontraggono l’infezione e che possono trasmetterla e questo, per esempio, pone anche il problema del personale sanitario che viene colpito e quindi non può lavorare, con ricadute sui servizi. Pur senza drammatizzare, sono tutti aspetti che ci suggeriscono di essere attenti e prudenti anche rispettoalla circolazione del virus».
In India c’è una nuova sottovariante. È pericolosa?
«La rete di monitoraggio nazionale è allertata ma è ancora presto per conoscere bene le caratteristiche della sottovariante di Omicron.
Piuttosto c’è da sottolineare che il virus Sars-Cov-2 continua a mutare perché la sua finalità è circolare e così sopravvivere».
L’ondata estiva cambia le prospettive per l’autunno?
«No, dobbiamo affrontare adesso il coronavirus per prepararci per l’autunno. Da questo punto di vista è bene mantenere elevata la risposta immunitaria, sempre per proteggere fragili e anziani. Così è necessario usare i vaccini secondo le raccomandazioni ma anche i farmaci e gli anticorpi monoclonali».
Chi sarà vaccinato dopo l’estate?
«Il criterio guida principale è proteggere i fragili e gli anziani.
Quando avremo i dati valuteremo i nuovi vaccini in accordo con le agenzie regolatorie europee.
Sappiamo intanto che l’attuale vaccino protegge in modo molto significativo, l’86% rispetto alla malattia grave, anche con levarianti attuali, il 50% rispetto all’infezione».
Non è un problema fare i vaccini adesso epoi di nuovo in autunno?
«No, il ministero alla Salute comunicherà l’arco di tempo che deve trascorrere tra le due somministrazioni».
Potrebbero arrivare ancora varianti che provocano una malattia più grave?
«Non lo sappiamo.
Dobbiamo monitorare ma è auspicabile che ci sia un progressivo processo di adattamento, che ci permetterebbe di andare verso l’attesafase di endemia».
Cosa l’ha sorpresa di più del coronavirus?
«Che si è continuamente modificato e ci ha costretti ad adattare provvedimenti e misure di prevenzione e contrasto.
Diciamo che ci tiene sempre in allerta e ci ha insegnato a non dare mai nulla per scontato».
Perché dove è previsto ancora l’uso delle mascherine, ad esempio sui trasporti e sul lavoro, si parla solo di Ffp2 e non più di chirurgiche, che abbiamo usato tanto fino ad ora?
«La mascherina chirurgica protegge soprattutto dall’emissione, mentre l’Ffp2 protegge sia in entrata che in uscita, con un livello di filtrazione superiore».