“Dopo ventidue sedute, il Consiglio regionale del Veneto sta in questi giorni affrontando il tema della riorganizzazione e della riduzione del numero delle Ulss, così come promesso da tutte le forze politiche in campagna elettorale”. Con una nota scritta, il Consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Manuel Brusco interviene sul tema della riforma della sanità veneta.
“Ad inizio legislatura – prosegue l’esponente pentastellato – Zaia aveva presentato un Progetto di legge in cui prevedeva che il numero delle aziende sanitarie locali avrebbe dovuto essere ridotto dalle 21 attuali a 7. A dicembre sono stati nominati 9 direttori generali a capo di 9 gruppi di Ulss e qualche mese fa è stato ripresentato il Progetto di legge con 9 Ulss, una in più a Vicenza (Bassano del Grappa) e a Venezia (Portogruaro-San Donà di Piave). Mentre in aula si sta discutendo sui criteri per stabilire il numero delle Ulss necessarie a garantire i servizi sanitari sul territorio, che rafforzano l’idea che il Bassanese e il Veneto Orientale abbiano una propria azienda sanitaria, anche dalla provincia di Verona si manifesta il desiderio di ripensare la strutturazione dell’azienda sanitaria con la creazione di 2 Ulss”.
“Non la pensa in questo modo l’Assessore alla sanità, il veronese Luca Coletto – prosegue Brusco – che contrasta l’ipotesi delle 2 Ulss per la provincia di Verona e sarebbe opportuno che l’Assessore spiegasse perché non vuole accogliere la proposta di creare 2 Ulss nel veronese, al fine di garantire in maniera migliore la distribuzione dei servizi sanitari”.
“La presidente dell’Esecutivo dei sindaci dell’Ulss 21 di Legnago, Clara Scapin, sindaco di Legnago – afferma Brusco – ribadisce la pericolosità dell’istituzione di una unica Ulss per la provincia di Verona. La provincia veronese è un organismo molto complesso da gestire: lo testimonia la gestione delle 3 Ulss da parte del direttore generale unico avvenuta negli ultimi 9 mesi che, non per colpe personali, ma per la difficoltà di governare un territorio così vasto ed articolato, non ha saputo contenere gli enormi debiti accumulati dalle stesse 3 aziende sanitarie locali attuali. L’Assessore alla Sanità, oltre a spiegare perché per Verona usa pesi e misure diversi rispetto alle altre province, dovrebbe rendersi conto di queste richieste, che diventano necessità, provenienti dal territorio: la riforma delle Ulss deve essere eseguita partendo da criteri equi per tutto il territorio regionale, senza che sia la politica a decidere le sorti della filiera sanitaria veneta per interessi di parte senza ascoltare l’esigenza di servizi che servono al territorio stesso”.
“Negli anni abbiamo assistito ad un accentramento verso Verona che ha fortemente impoverito l’offerta di servizi sanitari all’interno della provincia – conclude il Consigliere Brusco – in particolare l’area dell’Ulss21, dove si continua ad accumulare un buco di bilancio senza che l’offerta venga migliorata o ampliata. La creazione dell’Ulss unica non farebbe altro che amplificare questo impoverimento di servizi, spianando la strada ad attori molto più potenti e competitivi come sono quelli che offrono sanità sotto forma di servizio privato”.
8 settembre 2016