Il ministro uscente delle Politiche agricole, Mario Catania, torna da Bruxelles con in tasca una prima intesa sulla riforma della Politica agricola comune e lancia un appello, a dieci giorni, dalla chiusura della campagna di produzione, per contenere la produzione di latte al fine di evitare l’ennesima multa comunitaria nell’ambito della querelle sulle quote che è già costata oltre 4 miliardi di euro.
«Mancano 9 giorni alla fine della campagna – ha detto Catania – siamo sul filo del rasoio e chiedo a tutti produttori e cooperative il massimo impegno affinché contengano la produzione, perché anche un piccolo sforamento avrebbe ricadute negative». Il ministro ha riconosciuto lo sforzo fatto negli ultimi mesi, «non ancora sufficiente» però per dichiarare lo scampato pericolo. La quota produttiva per la campagna in corso è di 10,88 milioni di tonnellate. Sulla Politica agricola un compromesso che tutela l’Italia Questa mattina Catania ha convocato una conferenza stampa al Mipaaf per illustrare innanzitutto l’impatto per l’Italia del compromesso raggiunto a Bruxelles tra i 27 ministri agricoli europei.
«Un accordo – ha detto il ministro uscente – che chiude una lunga fase del negoziato. Ora la presidenza irlandese del Consiglio Ue dovrà trovare un’intesa definitiva con l’Europarlamento nell’ambito della nuova procedura di codecisione».
Al futuro ministro, secondo Catania, «basterà vigilare sulla corretta applicazione delle indicazioni già concordate per garantire un buon accordo all’Italia, a partire dai nuovi criteri di ripartizione dei fondi basati non più sulla superficie agricola e che ci hanno consentito di recuperare gran parte dello svantaggio iniziale». Fondi Ue solo a chi vive di agricoltura Il maggior successo negoziale è rappresentato dall’ampia delega concessa da Bruxelles agli Stati membri per la definizione della figura dell'”agricoltore attivo” al quale riservare i premi comunitari (circa 60 miliardi annui di cui poco meno di 6 all’Italia). Come chiesto dall’Italia è stato infatti eliminato il paletto sul rapporto reddito-aiuti chiesto inizialmente dalla Commissione «che avrebbe reso inapplicabile la misura – spiega Catania – in molti ordinamenti nazionali, a partire dal nostro». Inoltre, «abbiamo disinnescato le misure del cosiddetto greening, i vincoli ambientali che abbiamo reso più razionali esentando le imprese più piccole. Ci sarà anche una maggiore quota di aiuti che potremo mantenere legata alla produzione, con la rilevante eccezione del tabacco, unico neo del negoziato che speriamo sarà possibile correggere nella trattativa finale con il Parlamento».
La riforma Pac dovrà stabilire l’assetto definitivo del sostegno comunitario per i prossimi sette anni (fino al 2020). Sulla questione di un possibile tetto ai premi – chiesto da Commissione ed Europarlamento – a quota 300mila euro, i ministri europei suggeriscono di lasciare la decisione ai singoli Stati membri.
24 marzo 2013 – Il sole 24 Ore