Sono rimaste stecchite anche le morecciole. Succede anche ai topi di morire, quando la carne che mangiano è a dir poco avariata. E ne è stato trovato più di qualcuno, ormai imbalsamato, tra simili che invece zompavano e facevano i loro bisogni a destra e a manca, nel minimarket cinese di via del Lavoro a Bussolengo, «visitato» nei giorni scorsi dalla guardia di finanza. Un vero e proprio tugurio, quello in cui si sono trovati i militari, che hanno deciso di fare un controllo, in collaborazione con il dipartimento di Prevenzione dell’Usl 22, dopo che il titolare era stato multato per la mancata emissione di scontrini fiscali.
In quell’occasione i finanzieri avevano notato che qualcosa, nello stoccaggio delle merce, non andava.
Ma quella a cui si sono trovati davanti è stata una vera escalation dell’orrore alimentare. Il tutto è iniziato con il più banale degli imbrogli in fatto di alimenti. Un quintale e mezzo di prodotti preconfezionati – pasta, riso, spezie e surgelati – in bella mostra sugli scaffali, ma senza le indicazioni in italiano previste dalle legge e con la data di scadenza passata da un pezzo. Ma il peggio era nel magazzino. Venti quintali di prodotti alimentari «conservati in totale assenza dei principali requisiti igienico-sanitari», come hanno constatato i tecnici dell’Usl. Quello era il regno delle morecciole. Con i topi che mordicchiavano i cartoni e si nutrivano a manbassa, per nulla intimoriti dalla presenza di esseri umani. Ma, in un’altra stanza, qualcosa che ha fatto da deterrente anche per i roditori c’era. Tre quintali di carne il cui «olezzo» ammorbava la stanza, la metà in avanzato stato di decomposizione. Il tutto è stato sequestrato e la carne immediatamente distrutta. Ma quel controllo ha portato anche alla scoperta di una distilleria clandestina, dove venivano prodotti vino e distillati di riso. Anche questi ovviamente lavorati in barba alle più elementari regole igieniche. Sono stati sequestrati 418 litri di vino, che non avevano l’autorizzazione e la produzione, 81 litri di grappa e alambicchi e quant’altro per la produzione. Per il tugurio igienico, che non prevede reati penali, il titolare del market – che è regolarmente aperto e vende di tutto di più, dalle alghe alle valigie soprattutto a una clientela straniera – si è beccato 70mila euro di sanzioni varie. Lui e il «produttore vinicolo», entrambi cinesi, sono stati denunciati per «commercializzazione e produzione di bevande alcoliche e di contrabbando».
«Questo è un esempio – ha spiegato il comandante provinciale della Finanza Carlo Levanti – di quell’illegalità diffusa che contrastiamo per tutelare i consumatori e i commercianti onesti». E l’operazione dei finanzieri veronesi ha avuto il plauso anche del presidente della Regione Luca Zaia. «Per chi giova con la sicurezza alimentare – ha detto il governatore – serve tolleranza zero. Vogliamo proteggere i nostri piccoli centri dall’invasione di attività cinesi come queste che sono solo una copertura per traffici illegali e che rischiano di mettere in pericolo la salute portando delle autentiche schifezze sulle nostre tavole…». Schifezze, è bene dirlo, di cui i cinesi non hanno l’esclusiva…
Angiola Petronio – Corriere di Verona – 29 maggio 2014