Cresce la tensione in Regione con l’avvicinarsi della discussione sul progetto di legge 23, quello relativo alla riduzione delle Usl da 21 a 9 e la creazione dell’Azienda Zero. Ieri mattina il governatore Luca Zaia ha riunito i capigruppo di maggioranza, chiedendo la massima coesione in aula contro l’opposizione che, su richiesta del Pd, sfrutterà la wild card che permette (per una volta soltanto nel corso della legislatura) di rimuovere il contingentamento dei tempi. Una mossa che, unita alla presentazione di 1.001 emendamenti, rischia di prolungare il confronto al Ferro Fini all’infinito costringendo la maggioranza a scendere a patti con i dem, i tosiani e i Cinque stelle sulle richieste di ritocco, che vanno dalla riduzione dei poteri dell’Azienda zero all’aumento delle Usl con la «Prealpina» e la «Pedemontana», dal riequilibrio dei poteri tra i direttori generali e le conferenze dei sindaci all’attivazione delle medicine di gruppo e gli ospedali di comunità.
Durante il faccia a faccia in maggioranza il capogruppo di Forza Italia, Massimiliano Barison, ha preteso da Zaia che «l’alleato» di Fratelli d’Italia Sergio Berlato la smetta con gli attacchi all’assessore Elena Donazzan e al sistema della Formazione, che nell’ultimo episodio hanno finito per coinvolgere anche il nuovo segretario della Programmazione Ilaria Bramezza, nominata proprio da Zaia (che difatti non ha gradito). Raccontano che il governatore sia stato piuttosto perentorio con Berlato e abbia rassicurato gli azzurri che, per risultare più convincenti, avevano minacciato di ritenersi altrimenti «liberi» durante la votazione sul pdl 23, ormai l’arma di ricatto prediletta a Palazzo.
Sostiene l’opposizione, infatti, che lo stesso Berlato vi abbia fatto ricorso (lui smentisce categoricamente) per chiedere e ottenere l’inserimento nel collegato alla finanziaria in discussione in questi giorni di due emendamenti che, se approvati, consentiranno ai cacciatori (i suoi grandi elettori) di muoversi per un mese in giro per il Veneto per sparare. Una proposta a cui l’opposizione ha reagito mettendo in campo un feroce ostruzionismo che si protrarrà per tutte le 30 ore consentite dal regolamento, vale a dire fino fine settimana, facendo slittare ulteriormente la riforma dell’Azienda Zero, la più importante della legislatura.
«Sono i riti della vecchia politica – è sbottato il presidente del consiglio Roberto Ciambetti – vogliono far perdere tempo all’aula ma noi staremo qua finché non capiranno che l’ostruzionismo non porta da nessuna parte». Anche perché alternative non ce ne sono. «È un’opposizione meramente strumentale – ha rincarato il capogruppo della Lega Nicola Finco – che non fa l’interesse dei veneti. Dispiace vedere simili pagliacciate». Intanto in aula si disquisiva con enfasi della ricetta del tiramisù e dell’obbligo di etichettatura, tra insulti (come quelli del leghista Nazzareno Gerolimetto) e velate minacce (le ha denunciate la pentastellata Patriza Bartelle), con picchi che ricordavano il Marco Boato del 1981.
«Non accettiamo di sottostare ai diktat di una maggioranza ostaggio di Berlato, che se non ottiene il via libera al nomadismo venatorio non vota la riforma sanitaria – replica il dem Stefano Fracasso – quei due articoli presentati in zona Cesarini vanno accantonati e trattati nel Piano faunistico venatorio, la loro sede naturale. Loro fanno muro? E noi li teniamo qua». Il ritiro è impensabile per Berlato: «Stiamo parlando di 2 emendamenti su 60, firmati anche dal resto della maggioranza. Quella del Pd è una realtà artefatta. Io terrei in ostaggio la maggioranza? Mi attribuiscono più potere di quello che ho. Si va avanti».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 15 giugno 2016