Il (nuovo) piano c’è, ma non si vede. Sta chiuso in un cassetto della Regione, anche se è costato 183 mila euro. E intanto il consiglio, convocato ieri d’urgenza perché si stava superando il termine di legge, è costretto a prorogare per la quinta volta quello vecchio, scritto nel 2007 (su dati 2004) e scaduto nel 2012.
Stiamo parlando del piano faunistico venatorio, provvedimento che ai più non dirà molto ma che è l’atto fondamentale che regolamenta la caccia sul nostro territorio, individuando oasi di protezione, zone di ripopolamento e cattura, luoghi per gli appostamenti, incentivi a favore dei proprietari dei terreni che si impegnano nella tutela degli habitat naturali e quant’altro riguardi la passione che in Veneto coinvolge oltre 40 mila persone. Il piano, come si diceva, è vecchio di 9 anni ed è scaduto da 4. Nella precedente legislatura, assessore di reparto l’ex leghista Daniele Stival, furono spesi 183 mila euro in studi e consulenze per la nuova versione aggiornata, adottata dalla giunta nell’agosto 2014 ma mai approdata in aula. «Una pessima legge – secondo Sergio Berlato di Fdi – una schifezza gravata da 703 richieste di modifica avanzate da 114 soggetti diversi. Ora possiamo metterci al lavoro per un testo ben fatto». Di diversa opinione Graziano Azzalin del Pd: «Questa ennesima proroga butta alle ortiche i soldi spesi finora ed espone il Veneto ad impugnazioni e in infrazione delle direttive Ue». (ma.bo.)
Il Corriere del Veneto – 8 febbraio 2016