Ma quale raccolta differenziata, i gabbiani stanno invadendo Venezia per ben altri motivi sostiene Ennio Zanetti che per anni, come responsabile dell’Osservatorio ornitologico di Porto Marghera, ha inanellato per studiarli qualche migliaio di gabbiani. Ci sono, è vero, i turisti che danno dà mangiare ai colombi, e i gabbiani ne approfittano ma non è un’abitudine di ieri e nemmeno questa è la vera causa della loro presenza sempre più frequente in città.
La realtà è che li hanno cacciati dalla laguna, anzi li cacciano in laguna. Il gabbiano reale, conosciuto a Venezia come magoga, è tutelato e non è presente nell’elenco delle specie cacciabili ma due anni fa la Regione, sentito l’Ispra (l’istituto nazionale per la ricerca ambientale), ha delegato la Provincia, responsabile in materia di caccia e pesca, affinché autorizzasse le aziende faunistiche venatorie ad abbattimenti: il motivo è che danneggiavano il pesce allevato, cioè se lo mangiavano.
Oggi di pesce ne è rimasto ben poco a causa dei pesci siluro che sono entrati in molte valli e si nutrono di tutto quel che trovano in acqua e, quando capita, anche fuori dell’acqua, tipo anatre distratte o altri animali. L’autorizzazione agli abbattimenti, però, è rimasta.
«Per convincerli ad andarsene i vallicoltori bucano anche le uova nei nidi e così il gabbiano, che non è affatto stupido come i cocai di Lino Toffolo, dopo dieci giorni di inutile covata abbandona il campo – spiega ancora Zanetti -. Se ci si aggiunge che trovano sempre meno pesce da mangiare, a parte i siluri che però sono troppo grossi, è chiaro che se ne vanno».
Quando, per mano dell’uomo o per altri motivi, cambiano le condizioni e l’habitat, la natura insomma ricrea sempre un suo equilibrio che non è detto sia per forza gradito agli esseri umani: così se l’ambiente lagunare non è più favorevole, il gabbiano si sposta altrove e va a nidificare sui tetti di Venezia.
L’Associazione Piazza San Marco, che riunisce gli operatori della piazza, ha scritto al Comune e alla Provincia chiedendo che intervengano ma evidentemente dovrebbe scrivere anche alla Regione perché il problema venga affrontato alla radice.
«Il gabbiano è riconosciuto scientificamente come una specie opportunista, vale a dire che si adatta bene alle circostanze – continua Zanetti -. Un tempo mangiava gli uccellini in laguna ma se ora non lo può più fare si sposta in città dove trova da dormire e da mangiare a sazietà. D’altro canto i veneziani, che ora lo vedono come una minaccia, lo conoscono da sempre visto che in molti ristoranti si mangiava il petto di cappone alla panna, un piatto buonissimo che altro non era se non il petto del martin, ossia del gabbiano reale giovane che i buranei catturavano pullus, pulcino, prima che imparasse a volare».
Gazzettino – 10 luglio 2014