Un’Italia ferma, in attesa, con le famiglie timorose di spendere e le imprese indecise sul da farsi. È questa la fotografia economica che scatta l’Istat alla ripresa di settembre. Fermo il livello generale dei prezzi, che per i primi sette mesi del 2016 si arresta sullo zero, anche se a luglio l’indice che misura la discesa, è andato un po’ meglio.
Anche il mercato del lavoro, a parte alcuni aggiustamenti, rimane sostanzialmente immutato nella composizione. Va bene per i dipendenti over 50, un po’ meno per le donne, va male, anzi malissimo per i giovani: ben due punti percentuali persi sul mese precedente. C’è un primo stop alla crescita degli occupati a luglio ( — 63mila), che dopo quattro mesi di segno positivo preoccupa. Salgono gli inattivi, quelli che hanno dato forfait e il lavoro non lo cercano più (+53 mila). Calano partite Iva e collaboratori. Di contro la disoccupazione va giù all’11,4%, dall’11,6% di giugno.
Fermi, certifica l’Istat, anche gli stipendi. L’indice che misura le retribuzioni orarie è lo stesso del mese precedente e sull’anno segna un più 0,6% (e non c’è da sorprendersi visto che oltre il 68% dei dipendenti aspetta, da mesi, il rinnovo contrattuale). Le retribuzioni ferme non sono una buona notizia. Spingono l’allarme deflazione, cioè il calo continuativo del livello generale dei prezzi, che nel caso italiano si accompagna alla discesa della domanda: spendono in pochi. Ma se non aumentano i salari il livello generale dei prezzi ne risente, perché il salario è pur sempre un costo di produzione. Se è fermo, anche i costi aziendali sono fermi e così i prezzi. Un allarme che il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, aveva già lanciato a maggio.
Ma sono i dati sulla disoccupazione a scatenare la polemica politica, con le opposizioni che attaccano e il premier Matteo Renzi il quale difende l’operato del governo con trenta tabelle che celebrano i 30 mesi del suo governo, paragonando l’”oggi” a “ieri”. E il capitolo occupazione è ampio: gli occupati, passati da 22,180 milioni a 22,765 milioni. La disoccupazione che dal 13,1% è scesa all’11,4%. Anche il confronto sul dato della disoccupazione dei giovani è significativo: era 43,6%, è calata al 39,2%.
Le slides di Renzi raccontano tutti gli interventi in ambito economico: crescita del Pil dell’1%, introduzione del bonus di 80 euro al mese, riduzione del canone Rai a 100 euro. Su tutte le pagine uno slogan: “Numeri non chiacchiere”.
Lapidario Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. «Trenta slide colorate per dire niente…un confronto non meglio definito fra ‘ieri’ e ‘oggi’ ». La tendenza a un miglioramento sul mercato del lavoro però sembra rimanere positiva. «La crescita occupazionale dall’inizio dell’anno c’è — ha detto Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro alla Camera — anche se è la qualità del lavoro a diminuire».
Repubblica – 1 settembre 2016