Il satellite ha creato una corrente e aperto un varco. Sono salve le dodici orche, rimaste intrappolate sotto uno strato di ghiaccio nella Baia di Hudson, nel Canada orientale.
Ha tenuto con il fiato sospeso il video postato su Facebook e rilanciato in tutto il mondo, che mostra i giganteschi e carismatici mammiferi mentre si affacciano, per respirare a turno da un varco di acqua ancora aperto ma che si restringe sempre più con il passare delle ore. Per i cetacei così possenti, temibili cacciatori (sono i soli predatori in grado di uccidere uno squalo bianco), eppure incapaci di liberarsi dalla morsa del ghiaccio, si erano subito mosse le popolazioni di Inuit che vivono nel villaggio di Inukjuak, sulle coste del Quebec, chiedendo l’intervento del governo canadese e l’invio di navi rompighiaccio. Ma a salvarli, fortunatamente, è arrivata prima la natura: la Luna nuova nella notte ha modificato i venti, spostando i ghiacci e permettendo così ai cetacei di riconquistare il mare aperto. La storia seppure a lieto fine riporta sotto i riflettori un tema che gli scienziati sollevano da tempo. Da un paio d’anni, infatti, le orche, animali estremamente intelligenti — secondo recenti studi sarebbero in grado di insegnare con dedizione alle nuove generazioni le tecniche di caccia più efficaci, compresi i trucchi del finto spiaggiamento e dell’onda per travolgere le prede che si riposano e stazionano sulle placche di ghiaccio — sono visitatrici costanti della Baia di Hudson. I ricercatori sono convinti che il cambiamento climatico sia la vera ragione della presenza di questi enormi carnivori nella Baia: le recenti diminuzioni dell’estensione del ghiaccio marino estivo nello stretto di Hudson hanno aperto la via verso la Baia, dove le orche, animali essi stessi a rischio d’estinzione, possono predare altri mammiferi (i narvali, per esempio) in via di estinzione. E sempre i cambiamenti climatici avrebbero modificato il modello di formazione dei ghiacci. Le orche considerate «strateghe dei mari», normalmente, con le loro lunghe pinne dorsali, evitano il mare ghiacciato per non rimanere intrappolate o subire danni. Ma nella Baia fino a Natale il ghiaccio non s’era visto. È arrivato all’improvviso tre giorni fa. Le ha sorprese, intrappolate. «Questi animali possono anche essere disturbati moltissimo e disorientati dai rumori delle imbarcazioni, dalle prospezioni sismiche petrolifere che interferiscono con i loro sonar, un organo presente sulla fronte che consente di comunicare a lunghissime distanze — spiega Paolo Galli ecologo dell’Università Milano Bicocca —. Inoltre hanno strutture sociali complesse e si muovono in gruppo, madre padre figli e le anziane. Salvando loro salvaguardiamo anche l’ecosistema attorno. Lo stesso andrebbe fatto per salvare tutti gli animali, anche quelli nei confronti dei quali siamo meno empatici, perché molte specie sono messe a rischio a causa dei nostri comportamenti».
pdamico@corriere.it – 11 gennaio 2013