Mentre oggi i governatori esaminano a Roma le proposte del Veneto per affrontare il problema della carenza di medici (la base è l’assunzione di 500 non specialisti deliberata a Ferragosto dalla giunta Zaia), i sindacati preparano un contro-piano da presentare in Regione al prossimo incontro del 7 ottobre. Martedì tutte le sigle della Sanità sono state infatti ricevute da Claudio Costa, direttore delle Risorse strumentali del Servizio Sanitario regionale, proprio per trattare il tema della mancanza di 1300 camici bianchi in corsia. «Ma secondo i dati a noi forniti, nel Veneto ci sono 8460 ospedalieri, contro gli 8537 del 2010, con uno scarto di appena 77 unità — spiega Giovanni Leoni, segretario della Cimo (ospedalieri) — così i conti non tornano. Anche perché nel totale mancano i contratti atipici, cioè i colleghi a gettone, quelli dipendenti dalle coop o assunti a tempo determinato».
Da qui l’esatto monitoraggio, specialità per specialità, chiesto a Palazzo Balbi dai sindacati, che nel frattempo, insieme a Federspecializzandi, Ordini dei Medici e Università, stanno elaborando uno scritto. «Si tratta di un documento condiviso che elenca una serie di proposte per tamponare l’emergenza — rivela Adriano Benazzato, segretario dell’Anaoo Assomed (ospedalieri) —. Quelle già approvate da tutti sono l’assunzione degli specializzandi al quarto e quinto anno, come previsto dal decreto Calabria, e di conseguenza l’ampliamento della rete formativa degli ospedali e la modifica dei loro contratti da semplice formazione a formazione-lavoro. Soprattutto per i vincitori delle borse di studio regionali, che chiediamo di aumentare (ora sono 90, per una spesa di 9.795.000 euro, ndr ), così come vanno implementate quelle statali. E poi bisogna definire, nero su bianco, una questione delicata: chi farà da tutor ai 500 non specialisti che la giunta Zaia intende assumere? — si chiede Benazzato —. Si devono nominare ufficialmente tra i medici strutturati, stabilirne l’impegno orario e il riconoscimento economico, previsto dal contratto ma già adesso non corrisposto».
I medici chiedono inoltre la stabilizzazione dei neolaureati da tempo impiegati nei Pronto Soccorso e da inserire come quota sovrannumero nelle Scuole di specializzazione, e l’impegno della Regione a fare pressione sul governo affinché tolga il tetto sul personale sanitario. Adesso fissato sulla spesa del 2018 più il 5%, «parametro che consente solo il ricambio dell’organico in pensione dal 2018, non di quello precedente», avvertono i sindacati.
Intanto l’avviso di selezione per i primi 320 (dei 500) neolaureati da assumere e da impiegare nei Pronto Soccorso per i codici bianchi, dopo 400 ore di formazione curata dalla Regione in collaborazione con l’Università, conta già 130 candidati. Ma c’è tempo fino al 13 ottobre. «Non credo sarà così facile trovarli tutti — dice Benazzato — il rischio professionale è alto, lo stipendio no».
Il Corriere del Veneto