Se i produttori alimentari non dichiarano un ingrediente in etichetta, “di fatto lo stanno nascondendo: al consumatore finale e ai propri concorrenti nell’industria alimentare”. A rispondere ai cittadini, “immediatamente, dovrebbe essere il ministero della Salute italiano, con un gesto di trasparenza: comunichi i risultati dei controlli in corso in Italia, sia sulla presenza di Dna equino, sia sulla presenza di farmaci, richiesti dalla Commissione europea”
Lo chiede Altroconsumo in una nota sottolineando la necessita’ dei consumatori di “sapere cosa compriamo e cosa mettiamo nel piatto”. L’associazione, inoltre, chiede “un’etichettatura di origine che sia estesa a tutte le carni, anche quando utilizzate come ingrediente di preparazioni e prodotti alimentari”.
Casi come questi non dovrebbero succedere “per due ragioni: per un motivo di trasparenza commerciale – dobbiamo sapere cosa stiamo comprando per valutare l’opportunita’ della scelta, il rapporto qualita’-prezzo e per un motivo di garanzia della salubrita’ dei cibi”. La carne di cavallo “non dichiarata ma trovata negli hamburger in Irlanda a meta’ gennaio, poi in pasta condita e ripiena in diversi altri Paesi europei – in Italia e Spagna oggi – ritirati dal produttore Nestle’ ravioli e tortellini di manzo Buitoni, indicano un problema di sistema sui controlli della filiera”.
Altroconsumo ricorda che “la carne di cavallo e’ piu’ pregiata di quella di manzo. Se i produttori la usano e non la dichiarano e’ perche’ gli conviene. Qual e’ la provenienza del prodotto? E’ sicura? Contiene sostanze a rischio per la salute dei consumatori?”. Per l’associazione “l’etichetta alimentare sui prodotti e’ l’unica possibilita’ per chi acquista di sapere cosa mettera’ in tavola. La mancanza di trasparenza non aiuta nessuno, anzi pesa su tutta la filiera alimentare”. Anche la normativa attuale “non aiuta: l’indicazione dell’origine delle carni bovine e’ obbligatoria solo quando queste vengono vendute fresche, congelate o tritate. Criterio non applicato se la carne e’ utilizzata per preparazioni diverse (salsicce) o all’interno di cibi pronti (lasagne). Altroconsumo chiede che l’etichettatura di origine sia estesa a tutte le carni, anche quando utilizzate come ingrediente di preparazioni e prodotti alimentari. La sola etichettatura d’origine non puo’ prevenire i comportamenti fraudolenti da parte delle aziende produttrici, ma puo’ sicuramente costituire un deterrente”.
Adnkronos – 20 febbraio 2013