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Carne cavallo: Ue anticipa rapporto sull’etichettatura ma rimane restia tracciabilità

La Commissione Ue, su richiesta degli stati membri, ha deciso di anticipare “all’estate o all’inizio dell’autunno” la presentazione del rapporto, previsto per fine anno, sull’etichettatura della carne lavorata e dei prodotti che la contengono.

Quanto all’etichettatura d’origine, però, ha voluto precisare il commissario Ue alla salute e consumatori Tonio Borg, se anche fosse già stata in vigore ora “non avrebbe risolto il problema” della carne di cavallo in quanto è legato agli ingredienti.

Dopo una sessione dedicata allo scandalo della carne di cavallo al Consiglio Ue agricoltura il commissario Ue alla salute e consumatori Tonio Borg ha chiesto “sanzioni penali più dure” e che siano “dissuasive e appropriate” in caso di frode alimentare. Di questo infatti si tratta poichè lo scandalo della carne di cavallo è una violazione delle norme Ue sull’etichettatura dei cibi e non – ha detto Borg – “un problema sanitario o di sicurezza alimentare”.

Carne cavallo: Catania, Ue ancora restia su tracciabilità. Commissione dovrebbe farne asset sua politica agroalimentare

BRUXELLES – La Commissione Ue ”continua a essere restia” sull’indicazione d’origine e sulla tracciabilita’, che dovrebbero invece essere gli ”asset” della sua politica agroalimentare. Cosi’ il ministro dell’agricoltura Mario Catania dopo il Consiglio Ue dove ieri si e’ discusso della questione carne di cavallo. ”E’ un tema che non puo’ essere affrontato solo a seguito di emergenze – ha sottolineato Catania – dobbiam metterci in testa che deve diventare un asset fondamentale nella politica agroalimentare Ue”.

Le norme su origine e tracciabilita’ della carne devono diventare un ”elemento portante” delle politiche agroalimentari europee, e non essere introdotte solo per rimediare a un problema specifico che sorge improvvisamente. Per esempio come e’ stato fatto finora con il caso della mucca pazza, in seguito a cui e’ stata introdotta la normativa solo per le carni bovine, oppure come sta accadendo attualmente con lo scandalo delle carni equine, per cui si sta pensando di introdurre norme sulla tracciabilita’e l’origine per i trasformati.

Su questo tema ”alcuni paesi che in passato facevano resistenza chiedono ora anche loro di introdurre” la tracciabilita’, in particolare la Germania, ma, ha riferito il ministro, ”ho registrato anche negativamente l’approccio molto di resistenza da parte del commissario Ue Tonio Borg, che ha messo in avanti solo ”perplessita’ e controindicazioni”. ”E’ chiaro – ha concluso – che la musica e’ quella di una Commissione che resta purtroppo come in passato frenante rispetto a questo tema”. Bruxelles dovra’ comunque presentare un rapporto su questi temi tra l’estate e l’autunno.

Carne Cavallo, Coldiretti: Ue frena su etichetta ma la vuole il 71%. Ci vorranno ancora anni prima di una eventuale entrata in vigore delle nuove norme

“L’Unione Europea temporeggia sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti che il 71% dei cittadini comunitari ritiene invece importante conoscere”. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati di Eurobarometro in riferimento alla decisione della Commissione Ue che, su richiesta degli Stati membri, ha deciso solamente di anticipare ”all’estate o all’inizio dell’autunno” la presentazione del rapporto, previsto per fine anno, sull’etichettatura della carne lavorata e dei prodotti che la contengono. “Di fatto questo significa che – sottolinea la Coldiretti – ci vorranno ancora anni prima di una eventuale entrata in vigore delle nuove norme nonostante lo scandalo della carne di cavallo abbia dimostrato concretamente il forte ritardo della legislazione europea di fronte ai rischi di frodi commerciali causati dalla globalizzazione dei mercati. Si tratta di una inutile perdita di tempo che va incontro alle pressioni esercitate dalle lobby che fanno affari nella mancanza di trasparenza come ha dimostrato – sottolinea la Coldiretti – il giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti. Un meccanismo che – precisa la Coldiretti – rende difficile risalire all’origine delle contaminazioni sia per le multinazionali che per le piccole aziende, che dovrebbero invece valutare concretamente l’opportunità di risparmiare sui trasporti per acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg ben il 65 per cento si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16 per cento da quello della distribuzione commerciale e appena il 9 per cento da uno industriale”.

Agv – 27 febbraio 2013

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