Alcune industrie produttrici al centro dell’horsegate hanno contestato la FSA sui risultati dei test effettuati per rilevare la contaminazione delle carni bovine. L’agenzia britannica si è rifiutata di fornire i dettagli dei cinque prodotti, che saranno comunque resi noti se gli ulteriori test indipendenti ai quali sono stati sottoposti ne confermeranno la positività.
I risultati dei test contestati riguarderebbero tre prodotti a base di carne bovina nei quali sarebbe stata rilevata la presenza di carne di cavallo in quantità superiore all’ 1% e altri due nella quale è stata invece rilevata la presenza di carne suina sempre in quantità superiore all’ 1%.Secondo quanto comunicato la Fsa ha testato fino ad oggi 362 prodotti, la maggioranza dei quali avrebbero fatto registrare valori di contaminazione inferiori all’1%.In precedenza, altri cinque casi risultati positivi (tre riguardanti la presenza di carne suina e due la carne di cavallo) sarebbero invece stati confermati dalle stesse aziende produttrici dopo averli sottoposti a propri test.
La Fsa ha comunicato che i prodotti alimentari i cui risultati sono oggetto di contestazione sono stati precauzionalmente tolti dal mercato in attesa delle verifiche necessarie.
Test e DNA Nel frattempo, la società olandese QIAGEN ha annunciato di aver sviluppato un nuovo processo per i test del Dna, che ridurrebbe da due giorni a meno di quattro ore il tempo necessario per trovare la contaminazione (in questo caso la carne equina) nei prodotti alimentari.
L’azienda ritiene che il nuovo strumento sia in grado di rilevare in tempo reale anche le più minuscole tracce di contaminazione. Tuttavia, questo sistema permetterebbe di rilevare il tipo ma non la quantità di DNA presente nel prodotto testato.
L’azienda olandese sostiene che si tratta di un modello standardizzato in grado di incorporare l’intero processo; attualmente infatti l’estrazione e l’identificazione del DNA vengono spesso effettuati presso laboratori distinti. E questo creerebbe anche discrepanze nei risultati, dovute per lo più al fatto che esistono enormi differenze tra le tecnologie e i metodi utilizzati nei laboratori dei vari paesi. Tali discrepanze erano tra già state denunciate dalla Food Standards Agency ad inizio anno quando è stato necessario identificare la tecnica di test più idonea da utilizzare in Irlanda per rilevare il Dna di cavallo nei beefburgers che hanno innescato lo scandalo.
Secondo l’azienda il nuovo strumento avrebbe tutto il potenziale per diventare presto un test standard a livello europeo.
Sicurezza alimentare.it – 4 aprile 2013