Cosa si intende per “eccessivo consumo di carne rossa”, sia fresca sia trasformata? Perché alla fine tutto sembra girare intorno alla quantità con cui questo cibo è presente nella dieta seguita. Ha fatto rumore, lo scorso ottobre, la pronuncia dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che ha messo in correlazione il consumo di carni rosse trasformate e fresche con un aumento rischio di insorgenza di tumori del color retto.
Ne sono nate polemiche e allarmi alimentari. Nei giorni scorsi in Italia il parere del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) sembra aver gettato un po’ di acqua sul fuoco. Ma quanta?
Il riferimento è allo studio col quale lo IARC dell’Organizzazione mondiale della sanità, lo scorso ottobre, ha definito le carni lavorate – come wurstel, prosciutto, salsicce e carni in scatola – come “cancerogene” per l’essere umano mentre la carne rossa è stata definita come “probabilmente cancerogena”. L’IARC ha classificato il consumo di carne rossa come “probabilmente cancerogeno” e l’ha fatto “sulla base di prove limitate che il consumo di carne rossa provoca cancro negli esseri umani e forte evidenza meccanicistica a sostegno degli effetti cancerogeni”. La carne lavorata è stata invece classificata come “cancerogena per l’uomo” e questa pronuncia si è basata “su prove sufficienti negli esseri umani che il consumo di carne lavorata causi il cancro al colon-retto”.
Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare ha espresso nei giorni scorsi un parere ricordando, prima di tutto, che “una completa conoscenza del contesto e delle variabili alle quali si riferisce IARC, come pure dei dati a supporto del lavoro pubblicato, sarà possibile solo quando, nel secondo semestre di quest’anno, sarà resa disponibile la versione finale e completa della monografia”. Detto questo, spiega il Ministero della Salute, dal punto di vista scientifico “l’insorgenza dei tumori è un evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari e che l’effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e trasformazione e che, d’altro canto, la carne costituisce una importante fonte di proteine ad alto valore biologico e di altri nutrienti essenziali per la vita, soprattutto in alcune fasce d’età e condizioni di salute”. Sulla base di tutto questo, il Comitato raccomanda di seguire un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo.
Nel suo parere, considerati tutti gli elementi, comprese le abitudini alimentari italiane e quelle mediterranee, il Comitato raccomanda infatti “di seguire un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo, evitando l’eccessivo consumo di carne rossa, sia fresca che trasformata”, di “prestare particolare attenzione alle modalità di preparazione e cottura degli alimenti, limitando, in particolare, cotture alla griglia ad alte temperature e fritture” e di mantenere un corretto peso corporeo. Raccomanda inoltre di “seguire un’alimentazione che comporti una riduzione dell’apporto di grassi e proteine animali e favorisca invece l’assunzione di cibi ricche di vitamine e fibre, che possa prevenire anche le malattie cardiovascolari oltre che quelle tumorali. Nella frutta e nella verdura infatti, oltre alle fibre, si trovano in misura variabile vitamine e altri componenti essenziali, il cui insieme ha un riconosciuto potere protettivo”. Conclusione? “Una sana alimentazione associata a uno stile di vita attivo rappresenta uno strumento valido per la prevenzione, la gestione e il trattamento di molte malattie”.
Basta tutto questo per chiarire le idee ai cittadini? Non proprio per il Movimento Difesa del Cittadino, che pur apprezzando il parere sottolinea che i consumatori hanno bisogno di un’informazione di certo più precisa. Il Comitato prede atto che “la classificazione dello Iarc della carne rossa fresca come “probabilmente cancerogena” descrive la forza di una evidenza scientifica riguardante un agente riconosciuto come fattore oncogeno”. L’invito del Comitato è quello di seguire un regime alimentare vario, ispirato al modello mediterraneo, evitando l’eccessivo consumo di carne rossa fresca e trasformata, e proprio qui sta un dato di non poco conto: cosa significa consumo “eccessivo”? A quali quantità corrisponde? “Il Movimento Difesa del Cittadino apprezza la nota del Comitato – afferma l’associazione – ma pone delle domande: cosa si intende per “consumo eccessivo”? Sarebbe utile ricordare che la Piramide Alimentare suggerisce massimo due porzioni di carne (distinta dal pollame) a settimana e di una di salumi. I consumatori italiani troppo nutriti della comunicazione alimentare spesso improvvisata hanno necessità di un riferimento chiaro in merito”. Non solo. “Manca – prosegue MDC – una chiara distinzione tra i due pareri dello Iarc dove la carne rossa è considerata come “probabilmente cancerogena” mentre la lavorata è classificata come “cancerogena per l’uomo”. Quali le differenze anche in termini di quantità? Infine, quale la comunicazione che si prevede pianificare nei confronti dei cittadini?”.
Help consumatori – 8 febbraio 2016