Il 30 ottobre Sigma Informatica e l’Usl 9 saranno nuovamente davanti alla Corte d’appello di Venezia, l’una contro l’altra sul caso Bolzan. La ditta di software tenterà così il tutto per tutto per ottenere la condanna dell’azienda sanitaria trevigiana al pagamento di 5 milioni di euro.
Una somma che l’azienda informatica chiede all’Usl9 a titolo di risarcimento per danni d’immagine commerciale, dopo che la Usl ha additato il software, fornito dalla prima, come “fallato” tanto da aver consentito le ruberie milionarie della Bolzan. Sigma spera quindi di ottenere in aula l’annullamento della sentenza emessa lo scorso ventisette marzo dalla terza sezione civile del tribunale. In quella data il giudice veneziano si era pronunciato rigettando la domanda della ditta di Mestre che aveva chiesto i 5 milioni all’Usl9 per danni alla reputazione. Dopo un susseguirsi di perizie e controperizie tecniche, eseguite da un pool di esperti: l’ingegnere mestrino Marco Battilana, il professore milanese Gianfranco Prini e dai professori Luca Buccoliero ed Enoch Peserico, la domanda era stata respinta. Una sconfitta per Sigma che era stata giudicata responsabile per non aver fornito, come previsto da contratto, le garanzie anti frode e anti duplicazione del proprio programma di gestione pagamenti. Una lacuna che il giudice aveva considerato come “inadempienza contrattuale” e grazie alla quale Loredana Bolzan, la dipendente infedele dell’Usl9, sarebbe riuscita a sottrarre dalle casse dell’Usl ben 4 milioni di euro. A tanto ammonta il denaro che l’impiegata Bolzan sarebbe riuscita a distrarre nell’arco di dieci anni. Il tutto attraverso un gioco di duplicazione di credenziali di dipendenti per “coprire” una serie di pagamenti a favore di terzi. La battaglia prosegue quindi il 30 ottobre, data della nuova udienza in cui Sigma cercherà di dimostrare l’efficienza del proprio prodotto, insistendo sul fatto che i controlli sull’operato della Bolzan, avrebbe dovuto eseguirli l’Usl9.
La Tribuna di Treviso – 22 ottobre 2013