Sapere e potere. La virologa Ilaria Capua, “stella” dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, lamenta a gran voce l’insufficienza di spazi di ricerca a disposizione e minaccia la fuga all’estero. L’eventualità (benché auspicata da qualche collega allergico all’esuberanza della scienziata) suonerebbe smacco cocente all’immagine cool del Veneto tenacemente coltivata da Luca Zaia. Così, il governatore passa finalmente dalle parole ai fatti e la giunta regionale stanzia un milione come anticipo all’acquisto di due piani della Torre di ricerca della Città della Speranza, a Padova, dove l’équipe Capua – sottratta agli “angusti” spazi di Legnaro – troverebbe i 1500 mq attrezzati a laboratorio richiesti per mantenere standard di eccellenza.
Ma un milioncino non basterà… «Siamo pronti a versare la somma necessaria», taglia corto Zaia «la prima perizia dell’Ufficio tecnico erariale parla di tre milioni, poi c’è il costo degli impianti ma non staremo a mercanteggiare: i soldi ci sono e per noi la soluzione di questa vicenda è una priorità. Mi sembra che allo Zooprofilattico i personalismi abbiano un peso molto rilevante, è mancato un approccio asettico ma non si deve tirare troppo la corda: il rischio reale è che la dottoressa Capua, molto corteggiata dopo le sue scoperte dei meccanismi di trasmissione delle patologie da animale a uomo, se ne vada altrove. Non c’é in ballo solo il prestigio: la sua visibilità internazionale vale due milioni di finanziamenti l’anno. Li porta a casa lei, non altri, e servono a pagare uno staff di quaranta ricercatori».
Tant’è. Resta alta la polemica con il consiglio d’amministrazione dell’Istituto, e in particolare con il direttore generale Igino Andrighetto: inizialmente favorevole (sia pure a denti stretti) al trasferimento dell’équipe scientifica nella Torre, il cda ha mutato poi atteggiamento, optando per la ristrutturazione di un edificio di proprietà ma l’operazione (finanziata con tre milioni dal ministero della Salute) è stata definita inadeguata dalla Capua. A frenare il “trasloco” ci sono i consiglieri eletti dai soci extraveneti (Regione Friuli-Venezia Giulia, Province autonome di Trento e Bolzano) assai recalcitranti alla prospettiva di “padovanizzare” un’infrastruttura di elevata qualità che ha dimensione nordestina.
E il ministro Balduzzi? «So per certo che sostiene la nostra iniziativa», afferma Zaia «io rispetto l’autonomia universitaria ma mi chiedo quale consiglio d’amministrazione possa rifiutare la donazione di un socio di maggioranza. Nel caso il loro atteggiamento negativo dovesse persistere, esigo che mettano per iscritto le ragioni che li spingono ad agire in evidente contrasto con gli interessi dell’Istituto».
In mattinata il governatore ha incontrato i dirigenti della Fondazione Città della Speranza, che hanno espresso la volontà di concludere l’accordo («Siamo pronti a firmare il rogito») ventilando la possibilità di farsi carico dell’allestimento degli impianti necessari (isolamenti antivirus, sicurezza, circuiti ignifughi) con successivo contratto d’affitto. L’ipotesi è di concentrare nella costruzione di viale Stati Uniti una comunità scientifica forte di 250 ricercatori.
I contrasti, però, restano profondi. Così come l’irritazione del direttore Andrighetto e l’amarezza del presidente Giuseppe Dalla Pozza: entrambi hanno scelto il silenzio, salvo confidare ai collaboratori la sensazione di ritrovarsi vasi di coccio tra vasi di ferro.
Filippo Tosatto – Il Mattino di Padova – 21 novembre 2012
Zaia: i soldi non sono un problema. Martini: spending review e tagli ministeri impongono verifiche
«I soldi non sono un problema». Lo dice il governatore Luca Zaia, tornando a margine del consueto punto stampa del martedì (e per l’ennesima volta) sul caso del trasferimento della ricercatrice Ilaria Capua dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (Izv) di Legnaro alla Torre della ricerca pediatrica costruita a Padova dalla Fondazione Città della speranza. E a riprova di quel che afferma, replicando all’affondo del deputato Udc Antonio De Poli («Non c’è un euro in cassa»), annuncia: «Abbiamo appena deliberato lo stanziamento del primo dei 3 milioni di euro promessi dalla Regione per l’acquisto dei due piani della Torre».
Sul caso Ilaria Capua, ormai assurto a simbolo delle difficoltà economiche e burocratiche in cui è chiamata a districarsi la ricerca italiana («Non ho le valigie in mano – ha avvertito lei – ma se non mi danno la possibilità di fare ricerca al meglio andrò da un’altra parte»), si assiste ormai da giorni ad un balletto di cifre confuso e nebuloso. Secondo la Città della speranza e l’Izv, il trasferimento non può chiudersi a meno di 6 milioni di euro, per i due piani destinati ad ospitare la scienziata e la sua equipe di 70 persone, più un altro milione (cifra questa confermata in una lettera anche dalla Capua) per le attrezzature, tra le quali il «Bl3», ossia una «camera bianca» per il trattamento dei virus del costo di 700 mila euro.
A detta di Zaia, però, in ballo vi sarebbero numeri completamente diversi. Almeno stando agli accordi perfezionati nel corso dell’ultimo anno con l’Izv: «L’Ufficio tecnico erariale (l’Ute, ndr.), cui siamo tenuti a rivolgerci ogni qual volta procediamo con l’acquisto di un immobile, ha stimato il valore dei due piani della Torre, “nudi”, in 3 milioni di euro. Ora la Città della speranza dice che servono più soldi, perché l’immobile viene ceduto comprensivo di alcune attrezzature: benissimo, rivediamo le perizie dell’Ute e, se sarà necessario, siamo pronti ad alzare il finanziamento. Ma dev’essere chiaro che siamo lontani anni luce dai 6 milioni di cui sento parlare».
Il governatore ritiene «incomprensibile» il cambio di rotta dell’Izv, «che diede un via libera informale all’operazione con una lettera del direttore Andrighetto già nel marzo del 2011 e ribadì poi in via ufficiale la sua posizione con il voto positivo del consiglio d’amministrazione nel giugno scorso» (in realtà in quell’occasione il cda si spaccò, con i rappresentante della Regione e del ministero ed il presidente Giuseppe Dalla Pozza da un lato, ed i rappresentanti di Trento, Bolzano e del Friuli dall’altro: il voto del presidente fu dirimente).
«Ora dal momento che per l’Izv l’operazione è a costo zero, perché l’immobile lo acquistiamo noi mentre per le attrezzature possono contare su 3 milioni del ministero, che come si è visto in cda è favorevole – prosegue Zaia, che comunque esclude una richiesta di dimissioni ad Andrighetto – le ragioni del dietrofront non possono che ricondursi a personalismi e scontri interni. E’ noto a tutti che la Capua è invisa ad una parte della comunità scientifica».
La trattativa, condotta dal segretario generale della Programmazione Tiziano Baggio, intanto continua: «Stiamo valutando con la Città della speranza la possibilità che siano loro ad acquistare il Bl3, mettendolo a disposizione di tutti i ricercatori della Torre – riferisce Baggio -. La Capua e l’Izv potrebbero utilizzarlo pagando un regolare affitto».
Ma il nodo dei soldi non pare del tutto superato, come lascia intendere anche l’ex sottosegretario alla Sanità Francesca Martini: «La volontà delle istituzioni è unanime ma negli ultimi 2 anni il panorama economico è drammaticamente cambiato. La spending rewiev e i tagli ai ministeri ci impongono di verificare concretamente e in tempi rapidi come intervenire positivamente».
Come si vede, in molti, in questi giorni, si stanno spendendo sul caso Capua. Tra questi, anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, protagonista di un vertice a tre con Andrighetto ed il dirigente del ministero Romano Marabelli, che ha parecchio indispettito Zaia: «Marabelli mi ha telefonato personalmente per precisare che si è trattato di un incontro del tutto fortuito, a margine di FieraCavalli. Ciò detto, preferisco non inseguire chiacchiere, come quella per cui ci sarebbe chi gira per il Veneto sostenendo di avere già in tasca la lista dei futuri direttori generali delle Usl, perché sono solo una perdita di tempo. Mi limito a ricordare che il sottoscritto si è sempre ben guardato dall’invadere i campi altrui».
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 21 novembre 2012