Usl 22. Le dichiarazioni del governatore del Veneto a sostegno del direttore generale Dall’Ora alimentano la polemica. Intervengono gli anestesisti-rianimatori ricordando che «è pendente il nostro ricorso al Consiglio di Stato per la soppressione della guardia medica»
Verona. Ha mandato un messaggio chiaro, per quanto in codice, a chi la sanità veronese crede di gestirla senza il mandato della Regione. Il presidente del Veneto Luca Zaia con la risposta data via giornale all’Anpo (Associazione nazionale primari ospedalieri) blinda in modo definitivo il direttore generale dell’Ulss 22 Alessandro Dall’Ora. «L’uomo», dichiara, «è tra i migliori manager della sanità veneta: l’ho riconfermato per il prossimo triennio anche perchè nessuno è venuto mai a parlarmi di problemi legati alla sua amministrazione». La richiesta dei primari al governatore regionale di «prendere provvedimenti» è rimandata al mittente con «l’invito a mettersi tutti attorno ad un tavolo per analizzare le eventuali criticità e risolverle: tutto sempre e solo nell’interesse dei cittadini che sono la priorità di chi la sanità la amministra e la fa». Non finisce così, la faccenda. Perchè la presa di posizione di Zaia ha infastidito chi le difficoltà dentro l’Ulss 22 le vive da tempo. Ad esempio gli anestesisti-rianimatori ricordano che «sì, forse nessuno è andato mai a scomodare il presidente della Regione, ma questo non significa che i problemi a Bussolengo non ci siano. Ricordiamo a Zaia che è tuttora pendente al Consiglio di Stato il nostro ricorso per la soppressione della guardia medica di anestesia all’Orlandi». Attilio Terrevoli, presidente regionale dell’Aaroi Emac (Associazione Anestesisti Rianimatori e Medici dell’Emergenza ed Area critica), precisa che «la crisi dentro la 22 c’è da tempo» e che «i rapporti fra direzione e dirigenza medica sono gravemente compromessi a causa degli atteggiamenti del dottor Dall’Ora». Il sindacato ricorda al presidente Zaia che «il 5 aprile del 2012 tutte le principali organizzazioni sindacali della dirigenza medica hanno proclamato formalmente con comunicazione al Prefetto di Verona lo stato di agitazione a seguito della soppressione senza preavviso della guardia anestesiologica a Bussolengo. In quella occasione le organizzazioni sindacali rinunciarono ad un eventuale sciopero per non danneggiare ulteriormente i cittadini, mentre non dimentichiamo che in data 6 aprile l’azienda comunicò via fax al coordinamento provinciale del 118 addirittura la dismissione della terapia intensiva, salvo rimangiarsi il provvedimento il successivo 10 aprile». «Il tutto», precisa Terrevoli, «senza mai attivare il confronto contrattualmente previsto in materia di gestione delle urgenze ed emergenze». E va avanti: «Già in quell’occasione avevamo rilevato la riduzione dell’attività a Isola della Scala e segnalato che lo spostamento di 1-2 anestesisti a Bussolengo avrebbe agevolmente consentito di mantenere la guardia di anestesia. Oggi la realtà dell’ospedale vuoto a Isola della Scala riporta la questione alla ribalta. E comunque ricordiamo una volta di più, se per caso a Venezia non fossero informati, che sulla cancellazione della guardia di anestesia a Bussolengo è pendente un ricorso al Consiglio di Stato. E facciamo presente, sempre a Venezia, che il modus operandi dentro l’Ulss 22 prevede il facile ricorso al provvedimento disciplinare e questo non sembra destinato ad essere moderato. Comunque, in questo difficile contesto, ben venga la mediazione regionale, purchè di mediazione vera si tratti». Oltre agli anestesisti, qualcun altro mette i puntini sulle «i» replicando a Zaia «che è impossibile che nessuno a Palazzo Balbi sappia delle tensioni dentro la 22. L’interrogazione a risposta immediata 625 relativa all’arresto, dal gennaio 2011, dell’attività di screening mammografico, è ferma a Venezia senza risposta dal 14 giugno 2012. Probabilmente qualcuno gioca a nascondino sperando non arrivi mai una denuncia per interruzione di pubblico servizio essendo l’attività di screening un Lea, un livello essenziale di assistenza per il quale esistono specifici finanziamenti regionali e nazionali. Che fine hanno fatto questi soldi?». Anche il segretario nazionale dell’Anpo Marco Pradella ribatte alla difesa d’ufficio di Zaia: «Il sindacato ha preso posizione sulla base di dati e fatti oggettivi, non per personalismi. A questo punto aspettiamo la convocazione a Venezia per giocare a carte scoperte. Certo è che queste cose non fanno bene alla sanità e alla gente che ha diritto, prima e sopra a tutto, ad avere una assistenza di qualità».
L’Arena – 30 gennaio 2013