La Guardia di Finanza di Padova ha denunciato cinque persone nell’ambito di un’inchiesta sulla violazione della normativa anti-riciclaggio, legata alla gestione della cassa peota tenuta dai dipendenti della Usl 15 di Cittadella. In tre sono stati denunciati all’autorità giudiziaria, mentre due direttori di filiale sono stati segnalati alla Banca d’Italia.
L’attività ispettiva è nata in seguito all’approfondimento su alcune segnalazioni sospette inviate dalla Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, che mettevano in luce delle anomalie di movimento su alcuni conti correnti di Cittadella intestati a S.M, 63 anni, L.F. 62 anni e D.G, 59 anni, che erano i promotori di una cassa peota nata qualche anno fa tra i dipendenti della Usl 15 di Cittadella. Dal 2000 al 2013 i tre avrebbero movimentato somme pari a 1 milione mezzo di euro su quattro banche distinte, senza che mai, alcun professionista degli istituti coinvolti, facesse una segnalazione di violazione della normativa anti-riciclaggio. I sospetti, invece, avrebbero dovuto sorgere spontanei, perché sui conti venivano fatte transitare somme in contanti ben al di sopra della soglia limite prevista dalla legge (mille euro a operazione). Così gli uomini del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza del tenente colonnello Giovanni Parascandolo si sono mossi. L’associazione tra i dipendenti era nata per accantonare «piccole somme», per «piccoli risparmi al riparo da imprevisti». Una sorta di «salvadanaio» valido per tutti gli iscritti che in caso di necessità avrebbero potuto ritirare tutte o in parte le quote cedute via via negli anni. A condizione che le finalità fossero proprio queste l’Usl 15, appunto, quella di Cittadella, aveva anche concesso l’autorizzazione, tanto che la raccolta delle somme avveniva in un apposito ufficio dell’ospedale cittadellese, messo a disposizione appositamente per l’associazione. Ma l’entità delle movimentazioni è stata tale da destare il sospetto che le somme versate non fossero solo «piccoli risparmi» ma qualcosa di più. Ciò che è emerso nel corso delle indagini è che ci si è trovati di fronte ad una organizzazione professionalmente strutturata che, di fatto, svolgeva una vera e propria attività bancaria. In quest’ambito è stato anche esaminato il comportamento tenuto dai responsabili di due filiali di banca, E.F., 55 anni di Cittadella e M.C. 59 anni del cittadellese, i quali, in tutti questi anni, non hanno mai comunicato all’Unità di informazione Finanziaria i flussi così consistenti di denaro. I due direttori delle filiali sono stati pertanto segnalati alla Banca d’Italia, la quale provvederà a emanare le opportune sanzioni ai due. Mentre gli altri tre «funzionari» dei conti correnti sono stati denunciati per la violazione delle norme antiriciclaggio. Le indagini non finiscono qui: i finanziari stanno ricostruendo il patrimonio dei singoli che ufficialmente dichiarano redditi medio bassi, ma che potrebbero aver nascosto parte dei loro redditi nei conti della «peota».
Roberta Polese – Il Corriere del Veneto – 29 novembre 2014