Cassazione. Tagliata la pensione record: 1369 euro al giorno
Sicilia, la Cassazione respinge il ricorso dell’ex dirigente del settore rifiuti. Era diventata la storia simbolo della Sicilia sprecona, irresponsabile, regina dello sperpero
Era diventata la storia simbolo della Sicilia sprecona, irresponsabile, regina dello sperpero. Quella del recordman delle pensioni italiane, Felice Crosta, l’ex dirigente della Regione che era andato in pensione con un assegno di 496 mila e 139 euro l’anno, 41600 euro al mese, 1369 euro al giorno. Cifra lorda, s’intende, ma sempre d’oro. Anzi di platino. Ieri Crosta ha perduto il primato, sconfitto dalla Cassazione che ha sepolto definitivamente il suo ricorso contro la Corte dei Conti, dove in appello gli era stato dimezzato il vitalizio. E quindi adesso l’ex dirigente dovrà rassegnarsi a vivere con 621 euro al giorno, cioè 227 mila euro l’anno. Ce la farà, poveretto? Tanto più che gli toccherà anche restituire alla Regione un milione e centomila euro percepiti dal 2010 a oggi. Di sicuro però ha perso il primato da Guinness, conquistato grazie una leggina che gli augusti deputati dell’Assemblea regionale siciliana si erano affrettati ad approvare alla vigilia della sua nomina. Ruolo impegnativo, non c’è che dire. Perché lui, prima vice commissario per l’emergenza immondizia nella Sicilia assediata dal pattume, fu traghettato nel 2006 sulla poltrona di direttore generale dell’Agenzia dei rifiuti e delle acque della Regione siciliana: si trattava di gestire i ventisette carrozzoni che nell’Isola si occupano di raccolta della spazzatura, oggi più o meno al collasso finanziario, di seguire le sorti dei termovalorizzatori di cui non è stato messo neanche un tubo, di realizzare nuove discariche per cui non è stato scavato un metro di terra. Ruolo prezioso, perché a fronte di soli quattro mesi di incarico, Crosta ottenne che il suo super compenso fosse cumulato nella base pensionabile, il colpo da maestro che fece lievitare l’assegno. Una cifra quasi tripla rispetto al tetto da 516 euro quotidiani posto nel 2003 dal Consiglio dei ministri per le pensioni obbligatorie. «Mi rendo conto che questa cifra possa destare curiosità, interesse, magari qualche invidia – commentò -. Ma è bene ricordare che non si tratta di un regalo. Sono entrato alla Regione nel 1961, mi sono laureato e ho vinto tre concorsi mentre ero in servizio». Eppure le sue ragioni non commossero molti burocrati di un Palazzo che pure ha visto e vede di tutto. Un palazzo che applica agli assunti prima del 1987 il vecchio sistema retributivo che fa lievitare gli assegni più che nel resto d’Italia. E che, fino a pochi mesi fa, consentiva a chiunque avesse un parente infermo da accudire, di andare in pensione do po soli 25 anni di servizio. Il primo a opporsi fu l’ex dirigente del Personale Alfredo Liotta che stabilì di liquidargli 219 mila euro all’anno, senza tenere conto dell’indennità da direttore dell’Agenzia. Adesso la Cassazione, munifica, gli ha riconosciuto qualche spicciolo in più. Dovrà accontentarsi.
La sicilia – 25 luglio 2012