Il governo è disponibile a intervenire sulla questione dei “diritti acquisiti”, che rischia di mettere in crisi i conti delle casse previdenziali dei professionisti. A dirlo è stato ieri il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, intervenendo al forum sul futuro delle libere professioni, promosso dalla Cassa ragionieri, presieduta da Luigi Pagliuca. «Sul tema dei diritti acquisiti in materia previdenziale la Corte costituzionale – ha spiegato Ferri – ha indicato una via d’uscita nella ragionevolezza: bisogna dunque capire come legiferare in maniera equilibrata seguendo i principi di equità e di solidarietà fissati anche nella nostra Costituzione. Va aperto un tavolo con urgenza per risolvere il problema». Quanto sia importante la questione per le Casse, lo ha spiegato Pagliuca: «Non riusciamo ad affrontare il tema dei diritti acquisiti» ha detto il numero uno della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri.
A gravare sui bilanci della Casse di previdenza pesano ancora le pensioni retributive particolarmente generose. Le quali, anche se formalmente disinnescate con le norme varate dal Parlamento, continuano a drenare risorse sproporzionate ri spetto all e pensioni contributive per effetto di alcuni pronunciamenti della Cassazione che, di fatto, rendono aleatoria ogni previsione di bilancio. «Il sistema retributivo regge se ci sono molte persone che lavorano in rapporto ai pensionati. Ma adesso non è più così, con i professionisti che faticano a trovare lavoro. Ci sono casi di pensionati che ricevono 21 volte la somma che hanno versato. Mentre ci sono professionisti che versano oggi fino al 15% del proprio reddito per andare in pensione con 800 euro».
Il nodo delle cosiddette pensioni d’oro e dei privilegi «esiste», ha riconosciuto il sottosegretario Ferri, «in particolare in un momento di forte crisi come quello che stiamo attraversando: spiegare l’erogazione di certe cifre a chi oggi ottiene pensioni minime appare certamente difficile. Si pone poi un problema di sostenibilità economica – ha osservato – ma occorre anche immaginare un cambiamento del ruolo delle casse di previdenza». La posizione di Ferri è stata particolarmente apprezzata dai professionisti, sia per il suo ruolo di sottosegretario, sia per i suoi trascorsi come magistrato (che quindi potrebbe essere in grado di disinnescare la mina di ulteriori ricorsi).
Al forum era presente anche Cesare Damiano presidente della Commissione lavoro della Camera. L’esponente del Pd ha mostrato apertura di fronte alle problematiche evidenziate dalla Cassa dei ragionieri: «Appellarsi ai diritti acquisiti è difficile nell’attuale situazione economica, quando questo significa difendere privilegi eccessivi. Quando ero al governo – ha ricordato – mi dissero: sei ministro e parlamentare, se l’ultimo giorno ti dimetti da deputato, la tua pensione viene ricalcolata e hai diritto a percepire 10mila euro lordi mensili, ovvero 6mila euro netti. Io ho rinunciato e sono andato in pensione con 2.350 euro netti, che sono il frutto di una carriera di 40 anni». Damiano ha anche sottolineato il rischio che si corre sottovalutando la situazione delle Casse, ricordando la vicenda dell’Inpdai, l’istituto dei dirigenti riassorbito nell’Inps. «Andrebbe introdotto un criterio di flessibilità in tutto il sistema pensionistico – è la soluzione proposta da Damiano. – Nell’ambito di tale revisione si potrebbe intervenire anche per rivedere la questione dei diritti acquisiti per le casse professionali».
Il Sole 24 Ore 20 febbraio 2015