Riforme entro il 30 settembre. Ma diverse Casse sono in stand by. In vista dell’incontro di domani al ministero del lavoro, ItaliaOggi anticipa i progetti e le intenzioni degli enti. Aperto anche il cantiere dell’Enpav, orientato a modificare verso l’alto il soggettivo (non c’è ancora un dato preciso, ma si dovrebbe aggirare intorno al 20%), far crescere l’età pensionabile e ragionare su un ampliamento (dall’attuale 2%) dell’integrativo.
Sostenibilità degli enti previdenziali dei professionisti a 50 anni senza fretta. Nonostante l’ormai vicina verifica del 30 settembre 2012, così come previsto dalla riforma Monti-Fornero del 2011 (legge 214/2011), sono diverse le casse di vecchia generazione (quelle con più iscritti ma anche più problemi di tenuta dei conti nel lungo periodo) che in questi mesi hanno solo annunciato la necessità di interventi strutturali per rispettare la legge. Riflettori puntati, in particolar modo, su Inarcassa (architetti e ingegneri), Enpav (veterinari), Cnpr (ragionieri) e Cassa forense (avvocati). Sarà, probabilmente, proprio per questo basso profilo che lo stesso ministro del lavoro, prima della pausa estiva, ha deciso di convocare per domani i presidenti degli enti autonomi per capire da vicino le loro intenzioni. ltaltaOggi ha analizzato in anteprima la situazione del corn-parto delle casse privatizzate con il digs 509/94. Chi non annuncerà riforme. I dottori commercialisti hanno già dato con il passaggio, nel 2004, al meccanismo di calcolo contributivo (basato sui versamenti effettivi del lavoratore nel corso della vita). E infatti, la cassa di categoria non ha intenzione di presentare modifiche potendo contare sulla sostenibilità a 50 anni. Sono già al contributivo anche gli agenti di commercio (dal 2004) dell’Enasarco e i giornalisti (dal 1996) dell’Inpgi. Anche per loro nessun intervento annunciato nell’immediato. Ci sono poi i notai, che però hanno un sistema a prestazione fissa (stessa pensione per tutti) e che contano di non cambiare metodo. Chi farà il punto su quanto fatto. A inizio giugno la Cipag (geometri) ha dato il via libera a un restyling già inviato ai dicasteri vigilanti, i cui capitoli principali sono l’innalzamento con gradualità dell’età pensionabile (sei mesi in più ogni anno dal 2014 al 2019) per arrivare a 70 con il retributivo, lo scatto dai 65 ai 67 anni per l’accesso al trattamento di vecchiaia con calcolo misto (retributivo/contributivo), mentre le svalutazioni dei redditi da prendere a modello perle pensioni retributive saranno al 75% (dal 100%) con il rispetto del pro rata. Fresche d’inchiostro anche le misure dei medici, che vanno dall’incremento graduale dell’età per la pensione di vecchiaia da 65 fino a 68 anni (dal 2018) e dei contributi dal 2015, al conteggio con il -metodo contributivo indiretto Enpam- dei fondi maggiori, che considera quale periodo di riferimento per il computo dei guadagni l’intera vita professionale dei -camici bianchi-. I delegati della cassa dei consulenti del lavoro vaglieranno a settembre la recente riforma: l’Enpacl è pronto ad approdare al contributivo, a far salire (al 4%) l’aliquota integrativa e ad elevare l’età per accedere alle prestazioni previdenziali. Chi porterà le buone intenzioni. E il caso di Inarcassa (ingegneri e architetti) che, pare, esaminerà a settembre una riforma di cui, finora, si sa soltanto che conterrà il passaggio dal ben più generoso sistema retributivo (il computo avviene sulla media degli emolumenti degli ultimi anni lavorativi) al contributivo. Sono già al contributivo ma hanno bisogno di riformarsi i ragionieri, che dal 2004 vedono quantificato l’assegno pensionistico con il contributivo. I due –ritocchi ipotizzati consistono nell’innalzare l’età pensionabile a 68 anni e l’aliquota soggettiva al 15%.
La Cassa forense, i cui delegati si riuniranno il giorno dopo l’incontro miniate-riale, punta a un incremento del soggettivo che la riforma in vigore dal 2010 ha portato al 14%, ma si profila anche la salita dell’integrativo dal 2 al 4%. Il calcolo della pensione degli avvocati, infine, sarà effettuato sull’intera vita lavorativa, non escludendo più i cinque anni peggiori.
ItaliaOggi – 25 luglio 2012