Ventisette cani da caccia denutriti rinchiusi in un allevamento abusivo: è quanto hanno scoperto i veterinari dell’Usi 8 in una casa nella zona industriale di Castelfranco. Si tratta di ventisette spinoni italiani, sia maschi che femmine adulti, per i quali è stato appurato che pur sussistendo buone condizioni igienico-sanitarie, era carente la condizione dal punto di vista alimentare. A gestirli un settantenne che finora non ha saputo dimostrare a quale titolo si occupasse di questi animali, prima a Vedelago e poi a Castelfranco.
La scoperta è avvenuta venti giorni fa sulla base della segnalazione di attivisti dell’Enpa di Castelfranco su un cane della stessa razza, trovato in fin di vita. I veterinari hanno appurato che era stato vittima di un incidente stradale, ma che gli erano state prestate cure sommarie per evitarne la morte, come purtroppo poi è accaduto. Da qui si è sviluppata una vera e propria indagine che ha portato alla scoperta di altri ventisette animali: erano alloggiati in alcuni box nel retro dell’abitazione e presentavano serie problematiche in relazione all’alimentazione non adeguata: gli animali erano denutriti. Immediatamente sono scattate le prescrizioni di adeguarsi alle norme previste, ma anche una sanzione di 600 euro. Il servizio veterinario ha compiuto dopo poco tempo, martedì scorso, un secondo sopralluogo e stavolta c’erano anche gli agenti della polizia locale di Castelfranco: constatando l’impossibilità da parte del “proprietario” di gestire gli animali garantendo adeguate condizioni di benessere, è stato disposto il sequestro di tutti i cani, che sono stati portati al canile sanitario di Ponzano, dove sono stati rifocillati e controllati dal punto di vista sanitario. Presto saranno trasferiti al rifugio Enpa sempre a Ponzano dove potranno essere adottati. È emerso che l’uomo non aveva alcun titolo per detenere un numero così elevato di animali: secondo la legge, infatti, si possono detenere fino ad un massimo di cinque cani, oltre questo numero si passa allevatore. Ora le forze dell’ordine stanno valutando come procedere nei suoi confronti: da quanto risulta anche dall’atteggiamento molto collaborativo dell’uomo al momento del sequestro, non sembrerebbe configurarsi una attività di compravendita degli animali, che in questo caso sarebbe stata illecita. Già nel 2012 il caso era stato segnalato dalle volontarie dell’Oipa Treviso.
La Tribuna di Treviso – 4 dicembre 2015