Il nostro Paese non esporta solo prodotti, ma anche catene commerciali di successo, la maggiore parte delle quali sviluppate con la formula del franchising. Le idee di business made in Italy piacciono sempre di più agli stranieri e conquistano nel mondo nuovi spazi di mercato.
Nel 2013, secondo l’ultimo rapporto di Assofranchising, le reti italiane attive all’estero erano 149, quattordici in più rispetto all’anno precedente, in soli 12 mesi l’incremento è stato del 10,4%. Di conseguenza è cresciuto pure il numero dei punti vendita: nel 2013 i negozi made in Italy presenti oltre i nostri confini erano 7.731, saliti di 120 unità rispetto al 2012. E il trend positivo si sta rafforzando nel corso di quest’anno. Infatti, da un’indagine effettuata da Confimprese, l’associazione del retail moderno alla quale aderiscono più di cento catene, emerge che entro il 2015 si effettueranno circa 300 nuove aperture all’estero.
Russia, Arabia Saudita ed Europa sono le aree dove il business dei franchisor italiani, gli imprenditori titolari di reti, sta cercando di espandersi in misura maggiore, ma secondo Confimprese le nostre formule commerciali stanno facendo breccia persino in Cina e negli Stati Uniti.
Larghi orizzonti
Con quali marchi? Yamamay consoliderà il business in Russia, Arabia Saudita e Messico con 53 aperture, mentre Carpisa prevede di avviare 57 punti vendita in Francia, Russia e Croazia. Dieci nuovi negozi li realizzerà Original Marines di cui quattro a Mosca e uno a New York. Anche il brand Piazza Italia (abbigliamento) ha in programma una decina di aperture in Qatar, Arabia Saudita, Ucraina, Cipro, Croazia, Romania e due persino nelle Filippine. Miniconf continuerà a focalizzarsi sulla Cina, dove con il marchio Sarabanda è già presente a Shangai, Pechino e Hangzhou ed è in fase di contrattazione per altri 3-4 negozi da aprire entro quest’anno. «Primadonna», azienda attiva nella commercializzazione di accessori e calzature, allestirà 20 locali tra Francia, Germania, Romania, Polonia, Ucraina e Stati Uniti. Camomilla Italia, fino a oggi presente in Libano, Germania e Arabia Saudita in situazioni multibrand , conta di allagare il raggio d’azione nelle regioni arabe più importanti e nell’Est europeo. L’ottica Nau! prevede invece alcune aperture in Europa e nei Brics.
A tavola
Da segnalare infine il dinamismo della ristorazione, un settore dove le soluzioni italiane sono sempre state all’avanguardia per la capacità di attrarre consensi. Per esempio Cigierre (la catena dei ristoranti Old Wild West, Arabian Kebab e Cantina Mariachi) avvierà 25 nuovi locali all’estero; la Piadineria ne ha già aperti due in Romania, così come i due locali di Cremonini presenti a Shanghai all’interno della stazione dell’alta velocità. Ma come mai le idee commerciali made in Italy suscitano così tanto interesse all’estero?
Insomma, a cosa si deve il successo del nostro retail d’esportazione?
«I motivi sono diversi — spiegano a Confimprese — e vanno ricercati nel consolidamento del business, quindi in formule ben testate sul nostro territorio, nei prodotti made in Italy vincenti e nel buon rapporto qualità-prezzo. Proprio grazie a queste basi le nostre catene sono sbarcate sui mercati stranieri. Sicuramente la politica di rischio condiviso offerta dalla formula franchising rappresenta un’ottima opportunità anche per le aziende di dimensioni più piccole, quelle che in Italia hanno avviato solo una ventina di punti vendita e che hanno deciso di tentare l’avventura oltre confine».
«Ormai nel commercio del nuovo millennio — sostiene Fabio Pasquali, presidente di Wm Capital, la società che edita la rivista Az Franchising — ciò che conta davvero non è cosa si vende, ma come lo si vende. In questi termini le nostre proposte funzionano perché sanno trasmettere una forte capacità attrattiva, frutto della creatività italiana. I nostri negozi hanno un design originale e un’immagine inconfondibile, fanno leva sul gusto e su sofisticate tecniche di visual merchandising . Possiamo affermare con orgoglio di essere diventati maestri anche nel creare, oltre a prodotti appetibili, ambienti commerciali ricchi di fascino, in grado di catturare l’attenzione dei clienti in Italia come all’estero».
La Stampa – 22 giugno 2015