Da ieri è sparita la pagina Facebook di Caterina Simonsen, la 25enne studentessa di Padova, colpita da quattro gravi malattie genetiche, insultata e minacciata di morte su internet per aver difeso i test sugli animali («Se non fosse stato per gli esperimenti, io sarei morta a 9 anni»).
La scelta è stata fatta probabilmente dalla stessa ragazza, in accordo con familiari e medici, dopo che sulla sua «vetrina» virtuale, in questi giorni, si era acceso un dibattito dai toni sempre più accesi, a volte addirittura violenti. Troppo per una ragazza provata in modo pesante, sia psicologicamente che fisicamente, dalla malattia. Sempre su Facebook, invece, fioriscono una dopo l’altra le pagine di sostegno a favore della giovane. «Senza scienza non c’è futuro» ha raccolto in poche ore oltre 800 sottoscrizioni; mentre «Non mollare, siamo con te», ha già superato quota 2.300. E altre ancora stanno aprendo.
Il caso, dunque, continua a far discutere. Ieri è intervenuta anche Ilaria Capua, parlamentare di Scelta Civica e ricercatrice veterinaria di fama mondiale. «Caterina è matura, coraggiosa e lucida – dice la Capua – un esempio per tante persone. Lei ha toccato la parte emotiva del Paese e molti politici si sono esposti a suo favore, Renzi in primis. Ma vorrei ricordare che l’Italia sta per recepire in modo estremamente restrittivo, con un decreto legislativo, una direttiva europea sulla tutela al benessere degli animali da esperimento. Significa, cioè, che rispetto all’Europa il nostro Paese potrebbe avere meno libertà nella sperimentazione. Con una serie di ricadute, non ultima quella che ci vedrà tagliati fuori dalle cordate di ricerca internazionali. Per questo ho presentato un ordine del giorno, che impegna il governo a rispettare la norma europea così com’è e quindi tutti i politici più importanti, più che fare enunciazioni formali di sostegno alla ragazza, potrebbero impegnarsi per fare in modo che il mio ordine del gi0rno sia effettivamente rispettato».
Intanto nel dibattito si inserisce anche don Cesare Contarini, rettore dell’Istituto Barbarigo, la scuola superiore di Padova che ha frequentato Caterina. E lo fa con parole forti: «Quando si arriva a offendere le persone siamo fuori da ogni criterio di umanità – afferma il sacerdote -. Credo che se per guarire una persona serva uccidere un animale, non ci sia niente da dire. È giusto così. La vita delle persone conta più di quella degli animali. C’è una gerarchia nella creazione: piante e animali sono a servizio dell’uomo, non il contrario».
Prende le distanze, invece, Paolo Mocavero, anima patavina di «Cento per Cento animalisti». «Mi dissocio dalle offese alla ragazza. E, con me, si dissocia il nostro gruppo». Mocavero la mette così: «Lo sostengo da “radicale”, nel senso che non mai paura di dire la mia. E sono sempre pronto a offendere gli “aguzzini certificati”». E a quest’ultima categoria appartengono, inevitabilmente, i cacciatori: «C’è da festeggiare quando si sparano tra di loro; ma la ragazza non c’entra niente». Il leader dell’associazione animalista è netto: «Quella povera ragazza non ha mai fatto niente di male a nessuno. Non è una cacciatrice. Non pratica la vivisezione. Ha espresso delle opinioni che personalmente non condivido; ma non meritava, solo per questo, di essere offesa da qualcuno». E Mocavera non nega una stoccata: «Mi dispiace che non stia bene e anche del fatto che forse non si è resa conto di essere stata strumentalizzata dalle case farmaceutiche e da altre lobby -che hanno montato il caso per coprirne un altro: quello su Stamina e sulle cure compassionevoli».
Corriere del Veneto – 31 dicembre 2013