Dopo essere stati usati per produrre medicine contro la rabbia o il tetano, circa 200 cavalli destinati ai piccoli maneggi per bambini o all’eliminazione sono finiti nei piatti dei consumatori francesi.
A neanche un anno dal caso Spanghero (carne di cavallo spacciata per manzo nelle lasagne al ragù già pronte), la Francia conosce un nuovo scandalo alimentare. Stavolta la carne equina era venduta come tale, ma non sarebbe mai dovuta arrivare nelle macellerie e sulla tavola dei clienti.
Ventuno persone sono state arrestate ieri mattina nel Sud della Francia, al termine di un’operazione che è cominciata molti mesi fa a seguito di una segnalazione anonima, e che ha visto ieri l’intervento di un centinaio di gendarmi.
La casa farmaceutica Sanofi-Pasteur si è costituita parte civile perché si ritiene vittima della truffa: tra il 2010 e il 2012 lo stabilimento Sanofi di Alba-la-Romaine avrebbe venduto a un mercante di cavalli, per un prezzo irrisorio, 10 euro l’uno, decine di animali che erano stati impiegati nella produzione di anticorpi.
Quel mercante poi ha rivenduto i cavalli per una cifra compresa tra 500 e 800 euro l’uno a un grossista di Narbonne, che li ha fatti abbattere falsificando i certificati, e poi ne ha immesso la carne sul mercato alimentare, in parte attraverso la sua rete di macellerie.
Il procuratore di Marsiglia Brice Robin ieri ha cercato di non diffondere il panico, precisando che «i cavalli non erano destinati al consumo per pura precauzione, non perché fossero contaminati in seguito al periodo trascorso nell’azienda farmaceutica».
Le autorità insistono sul fatto che non c’è prova di un pericolo per la salute, ma il nuovo scandalo appare più grave del precedente che risale a inizio 2013: allora si trattava di un altro tipo di inganno nei confronti del consumatore, che si trovava a mangiare — senza saperlo — lasagne con carne di cavallo, comunque senza dubbio commestibile.
Qui invece chi è andato in macelleria sapeva di comprare carne equina, ma ignorava che provenisse da laboratori farmaceutici e da traffici illegali. La maggior parte dei cavalli non sono stati usati come cavie, alla Sanofi hanno subito iniezioni di vaccini perché producessero siero con anticorpi, ma non si può escludere che tra loro ci fossero anche animali malati ai quali potrebbero essere stati somministrati farmaci.
In alcuni casi il grossista di Narbonne ha portato i cavalli fino a un mattatoio di Girona, in Spagna, per aggirare più facilmente i controlli, e i pezzi sono stati poi fatti rientrare nel Sud della Francia. Un ruolo decisivo lo hanno avuto quattro veterinari e un tecnico informatico che hanno falsificato oltre un centinaio di certificati.
Per adesso gli inquirenti di Marsiglia escludono un coinvolgimento della filiera alimentare italiana, tutta la carne sospetta sarebbe stata consumata nel Sud della Francia. Il ministro per l’Economia solidale e il consumo, Benoît Hamon, difende l’operato della autorità francesi, suggerendo che è proprio grazie alla severità osservata dopo il caso Spanghero che è stato possibile scoprire questa truffa.
«Dall’inizio dell’anno abbiamo messo sotto controllo la filiera carne e la filiera pesce di tutta la Francia — dice Hamon —, e siamo il primo Paese in Europa ad avere stabilito per legge che le etichette dei piatti preparati devono indicare l’origine della carne. Siamo impegnati a fondo perché i cittadini possano fidarsi di quel che mangiano». Oggi, prime udienze a Marsiglia.
Stefano Montefiori – Corriere della Sera – 17 dicembre 2013