Don Umberto, parroco di Modica, 81 anni tra due settimane, la racconta candidamente così: «Mi ha chiamato un amico che lavora come amministrativo nel pool di vaccinazione a Scicli, mi ha detto che c’erano dei vaccini in più che bisognava utilizzare entro due giorni e sono andato. Sono ultraottantenne, ho altre patologie e ho capito che alla Asl non avevano una lista di persone da chiamare ». Il giorno dopo, dietro la porta del centro di vaccinazione della Rsa della vicina Scicli, c’era una calca di 150 persone, molte delle quali arrivate da Modica a caccia di qualche dose “avanzata”. A far partire involontariamente il passaparola proprio don Umberto: «Sì, l’ho detto io nella messa dell’Epifania che c’era questa opportunità. Non mi pareva che fosse una cosa sbagliata, ho incontrato anche due ragazzi quella sera che si vaccinavano».
Dalla Sicilia alla Puglia, dalla Campania all’Emilia Romagna, si scopre che nelle fila delle categorie con massima priorità (operatori della sanità e ospiti delle Rsa), ma anche nella falla dei residui inutilizzati delle fiale, si sono già inserite diverse migliaia di persone, persino più di 1.400 giovanissimi tra i 16 e i 19 anni, che non avrebbero avuto alcun diritto a essere immunizzati prima delle persone più fragili o esposte.
«Operatori sanitari e sociosanitari in prima linea» e «personale e ospiti dei presìdi residenziali per anziani », recitano vagamente le linee guida del ministero della Salute per le categorie che hanno diritto alla somministrazione prioritaria. Ma le Regioni hanno fatto ognuna come gli pare. A Bologna, ad esempio, hanno già vaccinato i lavoratori multiservizi delle ditte che hanno in appalto alcuni servizi sanitari ospedalieri, a Bari gli addetti alle pulizie e persino i loro familiari che poi hanno comunicato l’avvenuta vaccinazione al loro medico di famiglia, allibito perché lui, invece, ancora non è neanche in lista.
Conquistare una dose di Pfizer è una medaglia da esibire. Le foto sui social con il bollino “Fatto vaccino anticovid 19” si sprecano. E non sono certo tutti «operatori sanitari e sociosanitaria in prima linea» quelli che dichiarano apertamente di aver saltato la fila. Professori universitari e manager, dirigenti amministrativi e impiegati, segretari e collaboratori di studi. Basta avere in qualche modo a che fare con la parola sanità e avere un medico in famiglia per andare a bussare alla porta dei centri di vaccinazione alla ricerca di un amico.
A Brindisi, spulciando nei registri dei vaccinati, sono venuti fuori i nomi di una decina di mogli di medici in pensione, come ha dichiarato lo stesso direttore generale della Asl, Giuseppe Pasqualone. Lo scongelamento “per errore” di tutta la scorta dell’ospedale avrebbe costretto i vaccinatori ad allargare la platea dei fortunati per non sprecare le fiale.
Davanti all’evidenza dei fatti, rispondono tutti così i vaccinatori colti in castagna: «Avanzavano dosi, piuttosto che buttarle…». Perché, ovviamente, sono loro a contattare gli amici che non possono inserirsi nella regolare compilazione dei moduli online riservati alle categorie con alta priorità. Ed ecco, ad esempio, dai registri degli ospedali di Bari e della Bat venire fuori i nomi di operatori scolastici, poliziotti (la questura ha aperto un’inchiesta interna), soggetti istituzionali. Ancora a Bari, ecco le fiale per cento giovanissimi studenti del corso di laurea in scienze infermieristiche, e così a Catania sei studenti universitari, scelti come simbolo (ma di che?) dal rettore dell’Università, sono stati tra i primi vaccinati. E poi rettori, manager di aziende sanitarie, dirigenti amministrativi, informatori scientifici. Nei piccoli centri, come Polizzi sulle Madonie, più di un amministratore non ha resistito alla tentazione di imitare il governatore campano De Luca e saltare la fila.
A Napoli, nelle lunghissime file di medici sotto la pioggia ad attendere il vaccino, decine di infiltrati. Alla Mostra d’Oltremare ne hanno smascherati 41: tra loro, un noto avvocato e mogli, fidanzate, figli di medici spacciati come collaboratori di studi medici. A quelli veri, prima di iniettare la dose, è stato persino chiesto di esibire la busta paga.