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Cgia: “Dal taglio Irpef 9 miliardi di consumi in più”. In alimentari e bevande verranno spesi 2,3 miliardi

E’ la stima dell’associazione degli artigiani di Mestre che ha analizzato la propensione al consumi delle famiglie beneficiarie della riduzione delle imposte. In alimentari e bevande verranno spesi 2,3 miliardi

MILANO – Il taglio dell’Irpef per rilanciare i consumi. E’ la speranza del premier Matteo Renzi e la convinzione della Ciga di Mestre secondo cui quasi il 90% dei 10 miliardi che 10 milioni di lavoratori dovrebbero nelle buste paga da maggio, saranno spesi per fare nuovi acquisti. La stima dell’associazione degli artigiani è fatta sull’analisi dei dati relativi alla propensione media al consumo delle famiglie degli operai e degli impiegati che beneficeranno dei tagli dell’Irpef.

Se le famiglie interessate dalla sforbiciata dell’Irpef manterranno una propensione al consumo media individuata sulla base dell’ultima indagine campionaria che, secondo la Banca d’Italia, è pari all’88,6 per cento, dei 10 miliardi in più che questi italiani riceveranno in busta paga, 8,86 saranno spesi per fare nuovi acquisti, mentre i restanti 1,14 miliardi verranno risparmiati.

I settori che beneficeranno di questa ripresa dei consumi saranno, secondo il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, “innanzitutto gli alimentari e le bevande, con una spesa che aumenterà di oltre 2,3 miliardi di euro. Altri 2 miliardi interesseranno i trasporti e quasi 1,3 miliardi gli altri beni e servizi che includono gli acquisti dei prodotti e dei servizi per la cura della persona e i pasti fuori casa. L’abbigliamento e le calzature registreranno un aumento pari a 670 milioni, mentre i mobili e gli elettrodomestici per la casa un incremento di 588 milioni di euro”.

La Cgia sottolinea come i consumi delle famiglie rappresentino la

principale componente del nostro Pil. Nel 2013 i consumi hanno rappresentato il 60 per cento della ricchezza prodotta in Italia (935 miliardi di euro correnti a fronte di un Pil di 1.560 miliardi di euro correnti).

“Dall’inizio della crisi alla fine del 2013 – segnala Bortolussi – i consumi delle famiglie italiane al netto dell’inflazione sono crollati del 7,6 per cento. Ciò vuol dire che la spesa, in valore assoluto, è diminuita di 66,5 miliardi di euro. A subire la contrazione più forte sono stati i beni durevoli: tra il 2007 e il 2013 la contrazione è stata del 28,1 per cento”.

“Renzi – conclude Bortolussi – ha fatto bene a lasciare più soldi in tasca ai redditi più bassi. Solo rilanciando la domanda interna abbiamo la possibilità far ripartire la nostra economia, aiutando anche i lavoratori autonomi, gli artigiani, i commercianti e i piccoli imprenditori che vivono quasi esclusivamente dei consumi dei territori in cui operano”.

 (15 marzo 2014)

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