Repubblica. A Bruxelles lo chiamano il “pacchetto dei pacchetti”. Sono 12 proposte che cambieranno concretamente la nostra vita. È il “Green Deal”, le misure che puntano alla riduzione drastica dell’inquinamento. Emissioni zero nel 2050, meno 55 per cento entro il 2030.
Ma quali misure verranno approvate oggi dalla Commissione europea? Secondo l’ultima bozza – ancora in fase di discussione – il primo intervento riguarda appunto lo smog da anidride carbonica. Verrà sostanzialmente fissato un prezzo alle emissioni. Lo si farà attraverso il meccanismo degli Ets (Emissions Trading System). Sono una sorta di certificati che danno diritto all’inquinamento. Già esistono, ma verranno regolati in maniera diversa. Scompariranno quelli gratuiti, via via riducendosi nel tempo. Soprattutto verranno estesi a settori prima esenti: oltre alle industrie e alle centrali elettriche, saranno coinvolti trasporti e riscaldamento domestico. Quindi auto, aerei, navi e caldaie. Dunque si pagherà per inquinare. Ogni Ets – il cui valore è fissato dal mercato – in questa fase costa circa 50 euro e concede la possibilità di emettere un chilo di CO 2 . Le simulazioni della Commissione prevedono che il prezzo salga a 90 euro entro il 2030. Quasi il doppio. Un po’ meno per trasporti e case private: dovrebbe attestarsi tra 45 e 80 euro. Tutto questo si ripercuoterà sull’intero mercato dell’energia e di diversi settori industriali.
Per evitare che il prezzo dei prodotti europei salga e li renda poco concorrenziali rispetto ai beni costruiti fuori dall’Unione si prevederà una sorta di “parificatore” dei prezzi: il carbon border. Da applicare alle importazioni dai Paesi che non hanno analoghe discipline antinquinamento.
L’obiettivo finale è la sostanziale elettrificazione del trasporto. Si progetta di impiantare quasi dieci milioni di colonnine per la ricarica elettrica sul territorio dell’Unione. La bozza stabilisce un percorso che dovrebbe portare a ridurre per le automobili le emissioni del 15% entro il 2025 e del 37,5 nel 2030 (al 31 per i furgoni). Ogni costruttore riceverà un obiettivo che sarà “ammorbidito” in base alla quota di auto immatricolate a basse o zero emissioni. Un dato su cui la discussione è ancora intensa riguarda la riduzione di inquinamento nel 2035: adesso è fissata al 65%, il che equivarrebbe ad eliminare per quella data le vetture a benzina e diesel. Il nucleare verrà inserito tra le energie pulite ma non verrà incentivato. E saranno stabilite nuove regole per definire l’idrogeno verde, cioè senza alcuna forma di inquinamento.
Viene creato un nuovo Fondo, quello Sociale per il cambiamento climatico, dotato ogni anno di 8 miliardi di euro. In larga parte sarà finanziato proprio dall’aumento dei prezzi degli Ets. Ma soprattutto non avrà scadenza. L’obiettivo è compensare il probabile impatto economico del “pacchetto”, in particolare sulle famiglie. I privati sono più esposti perché saranno chiamati, ad esempio, a cambiare vet tura, pagare di più la benzina o rivedere il riscaldamento della propria casa. Il Fondo finanzierà tutte le forme di ammodernamento, che riguarderanno anche il “pubblico”. I comuni potranno accedervi per rinnovare il parco autobus. Il tutto si affiancherà ai finanziamenti del Recovery e al Bilancio europeo che prevede per questo specifico capitolo altri 600 miliardi. Nel pacchetto si contemplano investimenti a tutela dell’ambiente per oltre 400 miliardi l’anno, circa il 3 per cento del Pil europeo. Saranno concordate alcune agevolazioni fiscali, i cui termini però saranno fissati dai governi nazionali.
La Commissione ha effettuato alcune simulazioni sulle conseguenze dei provvedimenti, sul costo dell’energia e sull’occupazione. Potrebbe infatti esserci uno shock iniziale sulla bolletta. Secondo gli studi, il prezzo dell’elettricità si attesterebbe a 162 euro a megawatt se il Green Deal non venisse approvato e a 166 euro dal momento in cui entrasse in vigore. Uno scostamento giudicato non allarmante. Il risparmio sull’acquisto di carburanti fossili sarebbe di circa 90 miliardi. Fari puntati anche sull’occupazione. Secondo le elaborazioni non ci sarebbero conseguenze: si prevede una forchetta tra il meno 0,3% e più 0,3%. Stesso discorso per il Pil: con una forchetta, nel 2030, tra meno 0,2% e più 0,5 %.