Chi perde e chi guadagna tra prelievi e riforme
L’aumento dell’Iva lo pagheremo tutti ma, in cambio, non ci saranno i tagli sulle tax expenditures che rischiavano di colpire i più deboli e le famiglie. Anzi, c’è l’annuncio che la ridefinizione delle agevolazioni servirà a finanziare proprio il Fondo famiglia.
Quasi tutti pagheremo il ritorno dell’Ici (in veste Imu) ma per le imprese arriva la deduzione totale dell’Irap sul costo del lavoro, che apre uno spazio di azione non solo difensivo dell’occupazione attuale ma di migliore assorbimento dei tanti lavoratori in cassa integrazione o in mobilità.
Tutti i fattori produttivi, a ben guardare, sono i primi a guadagnare dalla manovra. Dallo sgravio Irap per l’assunzione di giovani e donne alle fiscalità positive per le aziende che punteranno a rafforzare il loro capitale, dai nuovi criteri di accesso al fondo di garanzia per il credito alle Pmi (che porta il minimo a 2,5 milioni) alle agevolazioni per le imprese che investiranno in ricerca, le leve attivate puntano a un solo obiettivo: maggiore produttività e migliore occupazione.
Se si guarda ai cittadini nella loro veste di consumatori, poi, i guadagni saranno assicurati se andrà in porto con efficiacia la nuova ondata di liberalizzazioni. Quella delle farmacie, con la diffusione della distribuzione dei farmaci di fascia C a supermercati e parafarmacie e con la modifica delle «piante organiche» che consentiranno nuove licenze; e quelle dei benzinai, con la libertà di rifornimento.
Al mondo delle professioni si chiede uno sforzo particolare: offrire un servizio di maggiore qualità (c’è l’onere della formazione permenente) superando lo schema storico delle tariffe minime. Ma loro, i professionisti, dovranno anche occuparsi delle Casse privatizzate, per le quali il passaggio al contributivo per tutti si traduce nell’obbligo di adottare tutte le misure necessarie per garantire l’equilibrio previdenziale dei bilanci (e ben poche delle oltre 30 Casse si avvicinano a quell’obiettivo).
Il capitolo previdenziale è sicuramente il più delicato ma anche il più sfidante di questa manovra di circa 30 miliardi lordi. L’equità cui si punta in questo caso è innanzitutto quella attuariale, necessaria per rinsaldare un patto intergenerazionale messo a dura prova nei primi 16 anni di attuazione della riforma Dini. Qui a pagare di più sono i lavoratori «marginali», quelli cioè a un passo dal requisito per il pensionamento che ora si sposta in avanti (soprattutto le lavoratrici).
La convergenza immediata sul contributivo porta da sè il superamento dei privilegi che ancora esistono (per non dire degli aumenti contributivi per gli autonomi) e la salvaguardia trovata per escludere le pensioni più basse dal blocco delle indicizzazioni all’inflazione, con il prelievo dell’1,5% sui capitali scudati, dà quella base di giustizia sociale in più che serve a questa riforma per camminare.
Chi dovrà pagare il conto sono i detentori delle ricchezze finanziarie, con l’imposta di bollo sui dossier titoli bancari e le nuove supertasse aggiuntive su barche, aerei e auto di cilindrata più elevata. E a pagare sarà anche l’economia sommersa, se verrà davvero applicato il pacchetto antievasione varato ieri sul contante e sulla trasparenza.
Corriere.it – 5 dicembre 2011