Il Corriere del Veneto, Martina Zambon. Potenza della pandemia. Ci son parole che han cambiato il proprio significato primario. «Mascherina» non rimanda più a maliziose servette goldoniane bensì a un imprescindibile «accessorio salvavita». Sempre non siano contraffatte. Ne sanno qualcosa gli uomini della Guardia di Finanza alle prese con sequestri quasi quotidiani. Chi poi analizza i materiali è Giandomenico Nollo, docente di Bioingegneria al dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento.
Chirurgica, di stoffa hand made o Ffp2 professore, le mascherine sono interscambiabili?
«Ovviamente no. Il primo confine è fra i dispositivi che seguono un processo di certificazione e ciò che rientra nel fai da te. C’è poi un aspetto tecnologico: la mascherina di stoffa non ha capacità filtrante e contemporaneamente costituisce una barriera al respiro. Sembrerà umile la tecnologia della chirurgica, un pezzo di materiale sintetico sulla bocca, ma c’è dietro la tecnologia che punta da un lato alla massima respirabilità e dall’altro alla filtrazione delle particelle inferiori ai 5 micron. Col cotone non si va molto lontano».
E le Ffp?
«Le Ffp1, 2 e 3, con valvola o senza, nascono come strumenti di difesa dell’operatore, diciamo da chi lavora in una cava e deve difendersi dalle polveri, così come le chirurgiche nascono per evitare che l’esalato del chirurgo finisca sul tavolo operatorio. La prima grande differenza della Ffp2 sulla chirurgica è che la Ffp2 punta al fitting, ad aderire al volto il più possibile attraverso la sagomatura in modo da chiudere anche gli interstizi sui bordi. Ciò che la chirurgica non riesce a fare».
Meglio la chirurgica o l’Ffp2?
«La chirurgica evita che il mio esalato si diffonda. La Ffp2 costituisce una garanzia maggiore per la protezione individuale».
Consiglia un utilizzo differenziato?
«La Ffp2 è faticosa da portare, bisogna trovare un equilibrio. All’aperto o in un ambiente ampio, areato e non densamente frequentato si può stare con una chirurgica. In una condizione, invece, di affollamento anche relativo, penso a un negozio o a un treno allora meglio l’Ffp2».
Lei cosa usa?
«Se vado in aula, la Ffp2 ma se cammino nel corridoio del dipartimento dove incrocio una persona ogni 50 metri, mi sento tranquillo con la chirurgica».
Nelle visite a persone care si tende ad abbassare la guardia, il suo consiglio?
«In famiglia, andando a trovare persone care ma non conviventi, è molto meglio assicurarsi la massima protezione. Spesso si pranza insieme e le distanze si riducono. Vedere il pericolo in chiunque, anche nelle persone a cui si vuol bene, è triste ma rientra in una logica di precauzione che questo virus richiede».
Molte le Ffp2 fuori norma..
«Lo vediamo quotidianamente dai sequestri della Guardia di Finanza. Succede nei momenti di forte domanda, si aprono spazi per la contraffazione. Sono 4 i livelli attenzione: la respirabilità (se non viene garantita ci possono essere “danni” sul lungo periodo), la capacità filtrante per microparticelle e aerosol, che siano pulite (senza batteri e microrganismi) e il fatto che non siano citotossici, che non creino, cioè, allergia, infezioni e infiammazioni. Il sequestro scatta quando manca anche uno solo dei requisiti».
Quanto “dura” una Ffp2?
«Durante il processo di filtrazione si genera umidità che le altera. L’altro tema è la deformazione delle fibre. Stropicciare una mascherina, mettendola ad esempio in tasca, stressa le fibre e ne riduce l’efficacia. Diciamo che dopo 8 ore d’utilizzo la mascherina risulta molto umida, vale anche per le chirurgiche».
Ristoranti aperti?
«Qui è un ginepraio, il tema del ristorante al chiuso lo definirei ancora molto ma molto delicato…».
Per quanto continueremo a convivere con le mascherine?
«Ogni vaccino dà una probabilità molto alta ma non la certezza di non essere infettati. Dovremo convivere con una presenza endemica del virus finché tutto il mondo non sarà vaccinato. Con un virus che, naturalmente, muta, non si arriverà all’immunità totale quindi le mascherine continueranno ad essere importanti».
È corretto che le porti anche chi è già vaccinato?
«Sì perché purtroppo la vaccinazione non è garanzia di immunità come dicevamo. Lo stesso vale per l’ipotesi di un pass vaccinale, non è sufficiente. Da vaccinato si ha una bassa probabilità di essere aggredito e una ragionevole speranza di non essere portatore ma non la certezza».
E chi è guarito?
«Stessa cosa, purtroppo ci sono pochi dati sugli anticorpi nel medio periodo».
A pandemia finita continueremo a usare le mascherine ad esempio d’inverno contro l’influenza?
«Mi auguro che resti anche altro nei nostri comportamenti sanitari. I dispenser fuori dalle aule, l’abitudine di lavarsi le mani più volte. Un po’ di sana igiene come l’attenzione a gettare i fazzoletti usati potrebbe ridurre altri sviluppi epidemici, anche non Covid. Per altro, anche l’influenza causa una serie di decessi, e se vogliamo, con un danno economico rilevante».