L’agricoltura può essere un vero «ammortizzatore sociale»: l’occupazione nei campi, infatti, cresce e le aziende sono pronte ad assorbire 200mila disoccupati. È il messaggio emerso nel corso del convegno organizzato oggi a Roma sul contributo dell’agricoltura per la riforma del lavoro e la crescita organizzato dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia).
Il presidente, Giuseppe Politi, tuttavia, ha chiesto al ministro Elsa Fornero, «di abbattere i costi e la burocrazia che soffocano le imprese». Distretti e sgravi per assumere Nelle campagne, ha osservato Politi, a differenza di industria e servizi, «c’è ancora possibilità di lavoro e ciò può essere sfruttato da parte del governo con interventi mirati che consentano agli imprenditori agricoli di riprendere a marciare e di aprire le porte ai tanti lavoratori che sono stati, purtroppo, espulsi dagli altri settori produttivi». La Cia propone quindi «la creazione a livello territoriale di distretti produttivi e di meccanismi incentivanti il passaggio dei lavoratori dai settori maggiormente in crisi all’agricoltura, valorizzando il ruolo di “aggregatore sociale” del comparto primario». Promossa la riforma del lavoro La recente riforma del lavoro, secondo la Cia, «ha correttamente interpretato due esigenze fondamentali del settore agricolo: flessibilità nell’utilizzo dei contratti a termine e regime specifico di sostegno al reddito». Tuttavia, secondo Politi, «vi sono alcuni interventi sui quali non c’è condivisione: primo fra tutti lo strumento dei voucher, su cui si è deciso e non se ne comprende la ragione di intervenire snaturandolo». Per la Cia si tratta di uno strumento «che aveva funzionato e si era dimostrato utile a contrastare il lavoro irregolare e a favorire l’occupazione dipendente, con un ‘boom’ di vendite nel 2011 di oltre 15 milioni di buoni lavoro, di cui più del 30% proprio in agricoltura». Stop ai disoccupati nel Sud Dal canto suo il ministro del Lavoro ha difeso la riforma («Prima di criticarla diamogli il tempo di provocare i suoi effetti senza pregiudizi ideologici modificando poi le cose che non funzionano e rafforzando quelle che hanno prodotto risultati utili») e spiegato che «le nuove regole non sono state applicate all’agricoltura perché è stata riconosciuta la sua specificità». D’altro canto, secondo Fornero, proprio dai punti di forza del settore primario che sono la qualità dei prodotti, il legame con il territorio e la spiccata vocazione all’export, può venire una nuova spinta alla crescita economica e sociale del paese. Porte chiuse, invece, agli sgravi richiesti dalla Cia: «Ci sono già e il settore agricolo ne beneficia». Un critica, poi, è venuta sugli ammortizzatori sociali. «Il Nord – ha sottolineato Fornero – applica i contratti a tempo determinato, il Sud no eppure proprio nel Mezzogiorno c’è un ampio ricorso agli ammortizzatori sociali che godono di ampi benefici. È una situazione da modificare anche perché non aiuta la competitività delle imprese».
ilsole24ore.com – 19 ottobre 2012