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Cibi scaduti. Miti e interpretazione della data di scadenza. Una ricerca sui consumatori europei è occasione per alcune riflessioni

Finlandesi, belgi e francesi si fanno pochi scrupoli nel consumare gli alimenti oltre il termine pubblicato sulle confezioni. Noi italiani, invece, allarmati da possibili tremende conseguenze sulla salute, gettiamo nella pattumiera cibi che, se ben conservati, mantengono gusto e proprietà nutritive. Una ricerca condotta sui consumatori europei è occasione per alcune riflessione pratica: le risposte dell’esperto ai quesiti sul “consumare entro il” e le ragioni dei movimenti Freegan e Last minute market

di Nicola Perilli. Cibi scaduti. Miti e interpretazione della data di scadenza Quante volte vi sarete chiesti se quella confezione di uova con la data di scadenza a due giorni prima fosse ancora buona, o se quel succo di frutta scaduto il martedì il venerdì successivo si potesse ancora bere. Cosa avete scelto poi? La padella o la pattumiera?

LA CLASSIFICA

Una domanda simile è stata posta ai 25.500 intervistati in tutta Europa (di cui mille gli italiani) all’interno di “Eurobarometro”, un sondaggio periodico a cura della Commissione Europea che mette a confronto l’atteggiamento dei diversi popoli dell’Europa a 27 rispetto ad alcuni comportamenti. Di preciso il quesito posto era: pensate che sia sicuro consumare prodotti alimentari dopo la data di scadenza indicata sull’etichetta? A rispondere sì sono stati appena il 27% degli italiani contro l’81% degli svedesi (queste le risposte degli altri paesi interpellati: 14% dei romeni, il 22% dei bulgari, il 26% degli ungheresi, il 27% dei polacchi, il 29% dei greci, il 36% dei portoghesi, il 42% degli spagnoli, il 47% degli estoni, il 47% dei danesi, il 50% degli sloveni, il 51% dei lettoni, il 65% dei tedeschi, il 69% dei lussemburghesi, il 73% di belgi e olandesi, il 74% dei francesi, il 75 % dei finlandesi). Leggendo i risultati si scopre che i meno sospettosi in fatto di scadenze sono gli abitanti dei paesi nordici, dato che può essere spiegato in due modi: primo, per l’educazione ecologica impartita in quei Paesi, visto che sin dalle scuole elementari vengono indetti corsi specifici dove vengono insegnati i precetti base della sostenibilità e delle attitudini bio. Secondo, la cosiddetta “questione climatica”: la percezione del deterioramento degli alimenti è molto, molto diversa se fuori dalla finestra ci sono 25 gradi o meno 25, per dirla in maniera semplice.

L’ESPERTO

Ma per capire meglio se e quando è possibile mangiare cibi oltre data di scadenza e quali sono il loro eventuali “effetti collaterali” abbiamo chiesto il parere esperto del professore Umberto Agrimi responsabile della sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità.

Le date di scadenza vanno rispettate?

“Certamente sì. La data di scadenza indica il termine entro il quale l’alimento è idoneo al consumo, se mantenuto nelle corrette condizioni di conservazione. Viene prevista per tutti i prodotti alimentari deperibili (latte fresco, yogurt, ricotta, uova, pasta fresca, ecc.) e per i quali il superamento del termine di scadenza può anche comportare un rischio sanitario, ad esempio per proliferazione della flora batterica. Un discorso diverso va fatto invece per il termine minimo di conservazione, indicato sulla confezione con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”, previsto per alimenti che superato tale termine mantengono la loro commestibilità (pasta, riso, biscotti, conserve, alimenti in scatola, olio, ecc.) pur andando incontro a un progressivo decadimento delle caratteristiche organolettiche e delle proprietà nutrizionali”.

Mangiare cibi scaduti: quali sono i rischi reali?

“Superare il termine di scadenza può portare a rischi di natura sanitaria prevalentemente legati alla proliferazione di batteri e muffe presenti negli alimenti freschi”.

I valori nutrizionali degli alimenti dopo la data di scadenza sono alterati?

“Ogni alimento ha caratteristiche proprie. In termini generali, comunque, la conservazione per lunghi periodi determina un progressivo deterioramento degli alimenti. L’olio di oliva, ad esempio, specialmente se conservato in condizioni non idonee, va incontro con il passare del tempo a processi di progressiva ossidazione che determinano la degradazione di costituenti di elevato valore nutrizionale (ad esempio composti fenolici e tocoferoli), l’aumento dell’acidità e, a lungo andare, l’irrancidimento!.

“Consumarsi entro il” versus “consumarsi preferibilmente entro il”: qual è la differenza?

“Dipende dagli alimenti. Il termine minimo di conservazione può essere superato anche di alcuni mesi nel caso di riso, pasta secca, conserve. Tuttavia, anche per alcuni alimenti per i quali è prevista la data di scadenza, un minimo scostamento non ne compromette né la salubrità, né la fragranza. Penso sia esperienza di molti di noi l’aver constatato che il latte fresco, se conservato in frigorifero, mantiene le sue proprietà organolettiche e può essere consumato senza rischi anche un paio di giorni dopo la data di scadenza”.

Quando un cibo è da considerarsi scaduto realmente?

“Quando le sue caratteristiche organolettiche (colore, sapore, fragranza, ecc.) sono compromesse e non è possibile garantirne la salubrità”.

Scadenza e spreco alimentare, qual è il loro rapporto?

“L’indicazione della data di scadenza è una informazione dovuta e una garanzia per il consumatore. Ma è anche un elemento che dovrebbe guidare il consumatore verso acquisti più attenti e consapevoli. Si calcola che tra l’8 e il 10% degli alimenti acquistati finisce poi per l’essere gettato tra i rifiuti domestici. Esiste perciò uno spazio di lavoro enorme per la riduzione degli sprechi alimentari”.

MOVIMENTO FREEGAN

E proprio partendo da questi ultimi dati sullo spreco alimentare che negli ultimi anni si sta diffondendo in tutta Europa il movimento Freegan. Il nome che dal termine “free” , cioè gratuito, e “gan”, un suffisso che sta a indicare il regime alimentare adottato (vegano) adottato già spiega il senso del movimento: parteggiare per uno stile di vita anticonsumistico che, prendendo le distanze da qualunque accattonaggio (gli appartenenti non sono persone con difficoltà economiche), consiste nel recuperare gli scarti di cibo, soprattutto nel prendere quello in scadenza dai supermercati che altrimenti lo butterebbero se invenduto. A spiegare meglio la loro posizione è il fondatore del movimento newyorkese, Adam Weissman Adam: “Il freeganismo è una reazione alla grande quantità di rifiuti, ma anche alle ingiustizie delle industrie. Come consumatore, mi sono reso conto che ero un complice di questo tipo di sfruttamento. Mangiando i rifiuti, dimostro di oppormi a queste pratiche. Basta andare nei bidoni che si trovano vicino ai supermercati. Lì si possono trovare confezioni di cibo ancora intatte e in ottimo stato”.

LAST MINUTE MARKET

Meno filosofico e “rivoluzionario”, ma probabilmente più concreto e per certo solidale rispetto al movimento Freegan, è l’italianissimo progetto del Last minute market che si muove seguendo un precetto semplice: trasformare lo spreco in risorsa. Come? Grazie al recupero di prodotti tolti dalla vendita (perché prossimi alla scadenza o con confezione danneggiata), ma ancora buoni e perfettamente salubri, da destinare ad associazioni che danno aiuto a persone in condizioni di disagio sociale ed economico. L’idea è di Andrea Segrè, professore ordinario di politica agraria internazionale e comparata e preside della Facoltà di Agraria all’Università di Bologna, che così commenta l’inizativa: “Last Minute Market è in apparenza così semplice da sembrare banale: la scoperta dell’acqua calda. Recuperare ciò che è ancora utile e donarlo a chi ha bisogno. Meno sprechi, meno rifiuti, meno inquinamento, più sostenibilità, più cibo, più salute, più risparmi, più investimenti, più solidarietà. L’uovo di Colombo, l’acqua calda appunto: con l’unico merito reale di averla resa tiepida in modo da potersi lavare le mani senza scottarsi”.

LA COOP CONSIGLIA

Ma per arginare lo spreco basterebbe solo qualche attenzione a partire da una spesa più oculata fino alla conservazione corretta degli alimenti ed è per questo motivo che la Coop ha stilato un utilissimo vademecum sulla sicurezza alimentare (SCARICA QUI IL PDF) dove si possono scoprire preziosi consigli per una gestione più attenta dei nostri alimenti. Qualche esempio? Nel congelatore i cibi devono essere conservati a   – 18 °C, mentre in frigorifero deve rimanere necessariamente tra +2 e +5 °C, se invece sulla confezione dell’alimento leggia “conservare in un luogo fresco” la temperaturà non dovrà superare 15 °C. E ancora: Il formaggio fresco una volta aperto potrà essere conservato solo 3 massimo 4 in frigorifero, mentre le mele mantenute al di sotto 5 °C possono durare dai tre ai cinque mesi. Piccole accortezze per piccoli sprechi.

MYDESPENZA, L’APP PER NON SPRECARE IL TUO CIBO

E se proprio non riuscite soli a tenere in ordine la vostra spesa, la tecnologia viene in vostro aiuto. È stata infatti creata MyDespenza (disponibile su App Store a 1,79 euro), un’app pensata appositamente per gestire e organizzare la dispensa alimentare in casa mediante una virtuale identica ricreata sul proprio smartphone. Sarà impossibile dimenticare alcuna scadenza: myDespenza ti avvertirà tempestivamente qualche giorno prima. Non solo, l’app grazie a un vasto ricettario consente anche di trovare una ricetta veloce da preparare con gli ingredienti in scadenza. Così avrete anche una risposta alla domanda: cosa preparo per cena?

DRepubblica – 30 dicembre 2013 

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