Rotazione dei dipendenti e dei dirigenti per evitare abusi di posizione e ridurre di conseguenza i rischi di corruzione. Le amministrazioni dovranno adottare criteri per un’effettiva rotazione, che coinvolga non solo i dirigenti ma anche i responsabili del procedimento, nelle aree a più elevato rischio di corruzione. In particolare, per i dirigenti la rotazione può operare solo alla scadenza dell’incarico, applicando comunque l’articolo 19 del dlgs 165/2001 in tema di conferimento degli incarichi. E tutte le amministrazioni dovranno garantire la rotazione, «salvo motivati impedimenti connessi alle caratteristiche organizzative», da specificare nel piano triennale da adottare entro il 31 gennaio 2014 e trasmettere al Dipartimento della funzione. Lo prevede il Piano nazionale anticorruzione.
Il piano è stato approvato ieri in via definitiva dalla Civit nella veste di Autorità nazionale anticorruzione, sbloccando definitivamente gli ultimi passaggi per la completa attuazione della legge 190/2012.
Il piano specifica che in prima applicazione, i piani triennali delle amministrazioni dovranno coprire il periodo 2013-2016, sicché dovranno anche indicare iniziative e misure anticorruzione adottate nel corso del 2013. Annualmente, poi, il piano triennale sarà aggiornato essendo «a scorrimento».Destinatarie del piano nazionale sono tutte le amministrazioni pubbliche, comprese regioni, enti locali ed enti del Sistema sanitario nazionale, che terranno conto delle indicazioni dell’intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata il 24 luglio 2013. Ma, i contenuti del Piano nazionale, riguardano anche gli enti pubblici economici, gli enti di diritto privato in controllo pubblico, le società partecipate e a quelle da esse controllate ai sensi dell’art. 2359 c.c. per le parti in cui tali soggetti sono espressamente indicati come destinatari.
Gli obiettivi fondamentali del piano nazionale e dei piani attuativi triennali sono essenzialmente tre. Il primo è ridurre le opportunità che si manifestino al verificarsi di casi di corruzione; il secondo è l’aumento della capacità di scoprire casi di corruzione; il terzo, creare un contesto sfavorevole alla corruzione.
Ovviamente, le azioni indicate dal piano nazionale (che debbono comunque essere sviluppate e ampliate dai piani triennali di ciascun ente) sono molteplici. Tra esse, fondamentale il coinvolgimento dei responsabili della prevenzione e del personale in iniziative di sensibilizzazione al fine di assicurare l’applicazione dei Codici di comportamento da parte di tutti i dipendenti.
Il Piano nazionale cerca anche concretezza. Per questo intende avviare un controllo sull’applicazione delle sanzioni disciplinari a carico dei dipendenti. Un invito indiretto a fare sì che i controlli anticorruzione funzionino davvero e scattino le sanzioni.I piani debbono indicare in particolare i soggetti coinvolti nella prevenzione con i relativi compiti e le responsabilità; coloro che lavorano nelle aree di rischio definite dall’articolo 1, comma 16, della legge 190/2012 e ampliate da ciascun ente; le misure anticorruzione obbligatorie ulteriori rispetto a quelle previste dalla legge e dal piano nazionale; i tempi e le modalità di riassetto organizzativo; il coordinamento con il piano delle performance ed il sistema di valutazione.
Allo scopo di evidenziare gli oneri ricadenti sui dipendenti, il piano nazionale indica di inserire nei contratti individuali di lavoro una clausola che prevede il divieto di prestare attività lavorativa (a titolo di lavoro subordinato o di lavoro autonomo) per i tre anni successivi alla cessazione del rapporto nei confronti dei destinatari di provvedimenti adottati o di contratti conclusi con l’apporto decisionale del dipendente.
Inoltre, nei bandi di gara occorre far dichiarare agli operatori economici di non aver concluso contratti di lavoro subordinato o autonomo e comunque di non aver attribuito incarichi ad ex dipendenti che hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni nei loro confronti per il triennio successivo alla cessazione del rapporto.
Per favorire la denuncia di comportamenti corruttivi e tutelare i dipendenti che informino le autorità di tali casi, occorre prevedere «canali differenziati e riservati per ricevere le segnalazioni la cui gestione deve essere affidata a un ristrettissimo nucleo di persone (2/3)». ItaliaOggi
Dopo l’ok della Civit si attende la nomina del commissario. Amministrazioni obbligate al piano anticorruzione
L’ipotesi più accreditata è che venga scelto come commissario nazionale l’ex presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino
Con il disco verde acceso ieri dalla Civit al Piano nazionale anticorruzione messo a punto da palazzo Vidoni il cantiere di attuazione della legge 190/2012 entra nel vivo. Manca solo, a livello centrale, l’ultimo passaggio, con la nomina del commissario nazionale anticorruzione, che prenderà il posto dell’attuale presidente della Civit. Sul nome del candidato finora sono circolate solo ipotesi, la più accreditata delle quali indica come possibile la scelta dell’ex presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino.
Si vedrà. La nomina non potrà comunque arrivare subito, visto che dev’essere effettuata entro trenta giorni dalla conversione del Dl 101/2013 (riordino Pa e pubblico impiego) il cui esame al Senato è appena iniziato. Saranno i ministri della Pa e la Semplificazione, il Guardasigilli e il titolare dell’Interno a indicare il nome del commissario al Consiglio dei ministri e l’iter di nomina, proprio per garantire la massima garanzia e indipendenza, prevede l’approvazione con una maggioranza dei due terzi della Commissioni Affari costituzionali. Vale ricordare in questo contesto che il Dl 101 ha anche confermato in capo alla Civit il ruolo di authority nazionale per la trasperanza nella Pa, oltreché per l’anticorruzione, mentre la valutazione delle performance dei dipendenti è stata trasferita all’Aran.
Tornando al Piano nazionale anticorruzione e in attesa della nomina del commissario, tutte le amministrazioni centrali e periferiche dovranno nel frattempo muoversi nell’adozione delle iniziative previste, a partire dall’individuazione di un responsabile anticorruzione tra i dirigenti apicali (potrebbe essere anche il segretario generale nei Comuni) e il varo del piano triennale di prevenzione della corruzione. Finora hanno già fatto il primo passo circa 2mila amministrazioni in tutto il Paese, mentre nei target strategici indicati nel piano si prevede che tutte le amministrazioni abbiamo assolto al secondo obbligo entro il giugno del 2014.
Tra i cosiddetti «contenuti minimi» che devono essere garantiti nei piani triennali di prevenzione delle amministrazioni spiccano, tra gli altri, l’individuazione delle attività più esposte al rischio di corruzione, come quelle citate nella stessa legge 190: le autorizzazioni o concessioni; la scelta del contraente nell’affidamento di lavori, forniture e servizi; la concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari; i concorsi per l’assunzione del personale.
Devono essere poi adottati specifici sistemi di rotazione del personale addetto alle aree a rischio, misure per assicurare l’adeguata tutela dei cosiddetti whistleblowers, ovvero i dipendenti che effettuano segnalazioni di illeciti, obblighi di astensione in caso di conflitto di interesse dei dirigenti e discipline specifiche in materia di conferimento di incarichi dirigenziali in caso di particolari attività o incarichi precedentemente ricoperti, per evitare fenomeni di pantouflagerevolving doors, come aveva chiesto l’Ocse nel documento dello scorso aprile in cui elogiava il vecchio Governo per l’adozione della legge 190 e lo incoraggiava a una sua efficace implementazione.
I piani triennali, su cui è previsto il monitoraggio centrale, dovranno prevedere anche concreti e verificabili programmi di formazione in materia di etica, integrità e altre tematiche attinenti alla prevenzione della corruzione. 7 La Civit è la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. Nata ai tempi della riforma Brunetta, dopo il varo della legge 190/2012 è divenuta Autorità nazionale anticorruzione. Sole 24 ore
12 settembre 2013