Il Leanwashing Index ha recentemente pubblicato la top 5 list 2012 delle diciture che dovrebbero essere bandite dal linguaggio pubblicitario dei prodotti alimentari, suggerite dai consumatori stessi
Che cos’è il Leanwashing Index
Il Leanwashing, è il contesto che si verifica quando un’industria esagera nell’esaltare o inganna il consumatore circa le proprietà benefiche dell’alimento o della bevanda, attraverso il marketing, la confezione o la pubblicità.
Negli Stati Uniti questo avviene regolarmente, traendo vantaggi dalle Linee guida per l’etichettatura nutrizionale emanate dalla Food and Drug Administration che hanno l’enorme difetto di non definire le percentuali dei singoli ingredienti, rispetto ad una affermazione nutrizionale. Un esempio è la dicitura “integrale” che viene liberamente applicata anche ad alimenti che contengono piccole quantità di farina integrale.
Guardando agli impatti disastrosi di questo tipo di marketing soprattutto sulla salute dei bambini, è nato il Leanwashing Index, che aiuta i consumatori a riconoscere queste pratiche ingannevoli, tentando di sabotare questo scorretto bombardamento pubblicitario.
La top five dell’inganno al consumatore
Il Leanwashing Index ha recentemente pubblicato la top 5 list 2012 delle diciture che dovrebbero essere bandite dal linguaggio pubblicitario dei prodotti alimentari, suggerite dai consumatori stessi sul portale del sito (www.leanwashingindex.com). Vediamo quali sono e i commenti.
1. “Naturale”: guida la classifica ed in effetti è un termine che non ha una definizione legale o nutrizionale e che appare anche sui prodotti più processati come le bibite a base di soda.
2. “Fatto con..”: esalta un singolo ingrediente anche se presente in quantità minime. E’ sempre meglio leggere bene l’etichetta per vedere con che altri ingredienti è fatto l’alimento.
3. “Integrale”: una parole che in sé richiama alla totalità ma se non è preceduta da 100% è sempre meglio diffidare. Attenzione ai prodotti che ne contengono solo una piccola quantità spesso mascherata dall’ingannevole dicitura es. “Fatto con farina integrale”.
4. “Light”: basta leggere l’etichetta e fare una proporzione rispetto alla composizione dell’alimento, per rendersi conto che alcuni prodotti non sono proprio così “leggeri”.
5. “100 calorie”: negli Stati Uniti esiste anche questa dicitura, riferita ad un singolo pacchetto, ad esempio, di biscotti o patatine. Viene esaltata come se definisse la salubrità dell’alimento, e inducesse il consumatore a pensare che sta facendo una scelta sana.
Gli Stati Uniti non sono come l’Europa e, fortunatamente, i claims nutrizionali dai noi sono disciplinati dal Reg. 1924/2006. Non si può scrivere quel che si vuole, è vero, ma le diciture, seppur a norma, hanno spesso il vantaggio di esaltare una singola caratteristica per attirare gli occhi del consumatore sugli scaffali del supermercato, distogliendo l’attenzione dall’importante dettaglio che la salute dipende dall’alimento nel suo complesso e ancor di più, dalla dieta nel suo complesso. Ci possiamo trovare quindi di fronte a prodotti ricchi in fibre ma con alto contenuto in zuccheri. Immagini sulle confezioni di snack calorici che richiamano alla leggerezza. Gli esempi sono molteplici.
L’importante insegnamento è che il Leanwashing Index promuove la consapevolezza e il giudizio del consumatore, imprescindibili anche rispetto alla tutela che una legge può dare.
La regola è molto semplice: l’unico modo per non cadere mai nella trappola è leggere sempre l’etichetta.
Link
“Natural” leads 2013 banned food-word list
sicurezzaalimentare.it – 2 febbraio 2013