L´osservatorio dell´Arpav sulla Marmolada (-52%), sulla Fradusta (-89%) e su altri 25 siti-campione delle Dolomiti. Nel 2012 è scesa poca neve e in quota le temperature estive sono 2 gradi sopra la media In 30 anni superficie calata: -27%
Le ferite più gravi le sta facendo alla salute delle persone, specie le più anziane, agli animali e all´agricoltura. Ma “Lucifero”, com´è stata battezzata l´ultima ondata di calore che ha colpito il Veneto e l´Italia, sta diabolicamente dando una nuova mazzata anche a uno dei patrimoni più tipici delle nostre montagne: i ghiacciai grandi e piccoli delle Dolomiti.
POCA NEVE E TANTO CALDO. «Le temperature elevate della seconda decade di agosto 2012 – spiega Anselmo Cagnati, dirigente tecnico al Centro di Arabba dell´Arpav – hanno ulteriormente evidenziato lo stato di sofferenza dei ghiacciai». I guai sono dovuti a due fattori: è scesa poca neve durante tutto l´inverno, e le temperature di quest´estate sono particolarmente alte. «Per quanto riguarda le precipitazioni di neve – spiega Cagnati – il deficit è stato forte nel periodo da ottobre 2011 a marzo 2012. Alle quote elevate, do! ve si trovano i ghiacciai, il deficit è stato valutato intorno al 35% rispetto alla media degli ultimi 20 anni. Ed è stato solo parzialmente compensato dalla maggiore nevosità del mese di aprile rispetto alla media (+30%)».
MARMOLADA BOLLENTE. Da giugno ad agosto, viceversa, le temperature estive «alle quote comprese fra i 1600 e 2500 metri, sono risultate superiori mediamente di 2 gradi rispetto alla media degli ultimi 20 anni, anche se inferiori di circa 1,5 gradi rispetto alla media del 2003 che fu un´estate eccezionalmente calda». In questo contesto generale fa però eccezione niente meno che la Marmolada: nei tre mesi estivi (fino a martedì scorso) a quota 3200 la temperatura dei tre mesi estivi è stata di 4 gradi superiore alla media ventennale, e addirittura superiore di 1-2 gradi a quella del 2003: per la regina delle Dolomiti (3343 metri) questa è quindi l´estate più calda degli ultimi 20 anni.
150 ANNI DI SCIOGLIMENTO. Come ricorda ! spesso Cagnati, per tutti i ghiacciai alpini la svolta è iniz! iata circa nel 1850, con la fine della “Piccola Era Glaciale”: da allora «la riduzione della superficie coperta da ghiacciai è del 55%». Ma le cose sono andate peggio proprio per i ghiacciai delle Dolomiti, che hanno piccole dimensioni e quindi «rispondono in modo molto rapido ai cambiamenti climatici». Ebbene, su 27 ghiacciai-campione delle Dolomiti tenuti d´occhio rispetto ai 75 oggi esistenti «la superficie glacializzata si è ridotta del 48,8% in 100 anni (dal 1910 al 2009)».
L´ACCELERATA DEGLI ANNI ´80. In particolare, a partire dalla metà degli anni ´80, c´è stato «un significativo cambiamento del clima a livello regionale – aumento delle temperature e diminuzione delle precipitazioni invernali – che ha portato ad un radicale cambiamento, in senso negativo dal punto di vista glaciologico». Lo spiegano bene le cifre: in 70 anni c´era stato un calo “solo” del 27% della superficie ghiacciata, ten! endo anche conto che nei vent´anni dal 1965 al 1985 si era invece registrato un modesto aumento dei ghiacciai stessi (i più grandi avevano registrato un´espansione delle lingue di ghiaccio e quindi un aumento del loro fronte). Invece nei successivi soli 27 anni, e cioè dal 1982 al 2009, «la perdita è stata di un ulteriore 30%».
IL RECORD DEL FRADUSTA. Cagnati sottolinea in particolare la diminuzione di estensione dei due maggiori ghiacciai dolomitici: la Marmolada (-52%), che è il più esteso delle Dolomiti, e la Fradusta, sulle Pale di San Martino, che era il secondo più esteso. «Ebbene – spiega il dirigente Arpav – si vede come la diminuzione di superficie sia maggiore rispetto ai 27 “campioni”. In particolare la Fradusta ha visto drasticamente ridotta la sua superficie: -89.38%». Le misurazioni compiute dall´Arpav dal 1999 hanno confermato «come le masse glaciali si siano sempre più ridotte». Morale: il trend di riduzione re! cente «potrebbe far ipotizzare, nell´arco di poche decine di ann! i, la scomparsa del glacialismo su tutto il territorio montano della regione». Nel 2009 i ghiacciai (tutti del bacino del Piave, eccetto il Cristallo che alimenta l´Adige) mettevano insieme 656 ettari, dei quali 160 sono della Marmolada. I ghiacciai veneti sono 48 in tutto (329 ettari). I più estesi sono il Ghiacciaio superiore dell´Antelao (26,5 ettari) e il Ghiacciaio del Cristallo (24,4).
Il Giornale di Vicenza – 25 agosto 2012