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    Home»Notizie ed Approfondimenti»Clonazione. No latte materno biotech da 3 italiani su 4
    Notizie ed Approfondimenti

    Clonazione. No latte materno biotech da 3 italiani su 4

    pecore-elettricheInserito da pecore-elettriche10 Giugno 2011Nessun commento2 Minuti di lettura
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    Quasi 3 italiani su 4 non metterebbero mai il latte “materno” ottenuto da mucche clonate nel biberon.

    E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’indagine Eurobarometro nel commentare la notizia che i n Argentina e’ nata la prima mucca al mondo in grado di produrre latte materno grazie ad alcuni geni umani inseriti nel proprio Dna, annunciata dal National Institute of Agrobusiness Technology. L’ annuncio è accolto con diffidenza dal 75 per cento degli italiani che vedono la clonazione degli animali con una preoccupazione maggiore rispetto alla media dei cittadini europei tra i quali gli oppositori sono comunque il 65 per cento, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurobarometro. Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche) rimane dunque elevato – sostiene la Coldiretti – il livello di scetticismo. Peraltro in Italia – riferisce la Coldiretti – si sta rapidamente riscoprendo il latte d’asina con il quale si ottengono ottimi risultati per i bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al normale latte di mucca e, per quelli che non possono essere allattati al seno. Il latte d’asina che ha caratteristiche simili a quello materno rappresenta una valida alternativa per non far mancare un nutrimento essenziale alla crescita. Il latte d’asina è un vero e proprio farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell’età neonatale, ma l’elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Un animale che sembrava solo pochi anni fa spacciato ha trovato una ragione d’essere nel combattere le nuove patologie dei tempi moderni con un aumento del 30 per cento negli ultimi 5 anni in Italia dove – conclude la Coldiretti – si contano complessivamente oltre 36mila quadrupedi dalle grandi orecchie, che dopo aver rischiato l’estinzione stanno vivendo un momento di grande riscossa.

     fonte: Coldiretti – 10 giugno 2011

     

     

     

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