«Catania si sta rendendo complice, volontariamente o involontariamente, di quegli interessi che lavorano contro la trasparenza in agricoltura. E con lui tutti coloro che non si impegnano per portare veramente avanti la lotta alla contraffazione». Il tema è sempre quello caldo dell’etichettatura, eterna battaglia della Coldiretti. Stavolta però il presidente Sergio Marini alza i toni e punta il dito contro tutto il Governo italiano, reo a un anno e mezzo dall’approvazione della legge sull’etichettatura degli alimenti (18 gennaio 2011) di non aver ancora scritto un solo decreto applicativo da mandare a Bruxelles. E, senza lesinare critiche, accusa le lobby di bloccare l’iter del provvedimento.
Domanda. Presidente, dopo quasi due anni ancora nessun decreto applicativo per la legge sull’etichettatura. Di chi è la colpa?
Risposta. Il problema è in Italia. Dobbiamo smettere di prendercela con Bruxelles. L’Europa è diventato solo un pretesto per quando noi non siamo in grado di fare le cose. Non è possibile che il Mipaaf e il Mise non riescano a trovare l’accordo per scrivere uno straccio di norma da portare a Bruxelles. Se non riescono a trovare la quadra è perché ci sono forti pressioni da parte di chi non vuole la trasparenza. La legge è stata fatta per accontentare i cittadini e poi ci si è adoperati per non applicarla.
D. Il suo è un attacco anche al ministro alle politiche agricole, Mario Catania?
R. Il ministro sta facendo molte cose buone per l’agricoltura e ha una visione simile alla nostra. Tuttavia in questo caso si sta rendendo complice di uno situazione che non favorisce la trasparenza. L’attacco è per lui e per tutti quelli che non scelgono con decisione la lotta alla contraffazione. Non c’è convegno in cui tutti parlino dell’importanza dell’etichettatura per il Made in Italy ma poi nessuno fa niente. Perché?
D. Perché?
R. Perché ci sono pressioni forti da parte di quelli che hanno interesse a non far passare l’etichettatura, di chi non vuole la trasparenza.
D. A chi si riferisce?
R. Ce ne sono tanti. Sicuramente mi riferisco agli industriali e ai commercianti che fanno affari con i prodotti falsi all’estero. Il fenomeno è molto vasto. Le lobby sono molto forti.
D. Più forti della sua? Anche Coldiretti è una lobby…
R. La nostra non è una lobby. Noi siamo un’organizzazione che porta avanti gli interessi degli agricoltori soprattutto quando coincidono con quelli dei cittadini. E il Parlamento ci dà ragione approvando le nostre proposte. È nella Pubblica amministrazione che si inceppa il meccanismo. Le lobby vere vanno a incidere su persone e punti precisi dove noi non vogliamo arrivare. Non è nel nostro stile. Che fine ha fatto il decreto sull’olio del primo luglio 2009 che impone la scritta dell’origine in etichetta davanti alla bottiglia e non dietro? Guardi è molto grave quello che è successo nel settore dell’olio. L’arresto di un funzionario dell’Ispettorato frodi da parte della Guardia di finanza di Siena perché preannunciava i controlli dell’Ispettorato è inquietante, perché dimostra che i poteri agiscono a tutti i livelli.
D. Ma l’etichettatura non resta competenza di Bruxelles? A che cosa servono i decreti attuativi se poi ce li bocciano?
R. A Bruxelles si tratta. La verità è che non siamo neanche andati a trattare. E poi l’Europa su alcuni prodotti come ad esempio la carne suina ha già dato l’ok per l’etichettatura, così come per il latte fresco. Mentre per altri prodotti si sono scritti i decreti e poi ce li hanno bocciati questa volta non ci abbiamo neanche provato. Al limite bastava copiare i decreti che riguardano questi due prodotti. Non si è fatta la battaglia perché qualcuno spinge per non andare a Bruxelles, perché questa volta il provvedimento non sarebbe stato bloccato.
ItaliaOggi – 27 settembre 2012