«Anche solo ipotizzare che l’ospedale di Feltre possa essere depotenziato nell’ambito della riforma delle Usl a cui stiamo lavorando è pura follia, una balla spaziale», l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto rispedisce al mittente i timori dei sindaci dell’Usl 2 feltrina, dei residenti riuniti nel comitato pro-ospedale e vicini di casa in Trentino.
Il nosocomio di Feltre è infatti un importante punto di riferimento sanitario per il Primiero e un eventuale taglio dei servizi diventerebbe inevitabilmente anche un affare trentino. Coletto però respinge qualsiasi ipotesi di indebolimento: «Feltre e le sue numerose eccellenze – spiega – non si toccano oggi e non si toccheranno domani, così come non si toccherà la convenzione con il Primiero. Invito tutti a evitare allarmismi da bar». Il fatto è che a molti la fusione delle due Usl della provincia di Belluno in un’azienda sanitaria unica, prevista nel disegno di legge sul riordino della sanità veneta, fa paura. «Ma siamo diventati matti? – incalza Coletto – sulla sanità in montagna abbiamo investito milioni e investiremo ancora, a Belluno, Feltre, Pieve di Cadore dove abbiamo appena inaugurato la nuova base del Suem 118, perché è un servizio essenziale in un’area delicatissima e sulla base di una riorganizzazione amministrativa pensata per liberare risorse agli investimenti e ai servizi dovremmo tagliare un ospedale? A pensar bene è fantasia macabra, a pensar male è una bugia strategica». Lunedì pomeriggio Paolo Perenzin, primo cittadino di Feltre e presidente della Conferenza dei sindaci dell’Usl 2, ha consegnato al consigliere regionale Franco Gidoni un documento che analizza le criticità che emergerebbero in un’eventuale sparizione dell’azienda feltrina. «Riconosco il fatto che la Regione abbia investito nella nostra sanità – spiega Perenzin –. ci mancherebbe altro, noi però vogliamo garanzie per il futuro – aggiunge -. In passato, si è visto come è andata in altri territori: tolta l’Usl, si è spento gradualmente anche l’ospedale, è successo ad Agordo e anche a Pieve di Cadore». Era il 1995, dalla fusione delle aziende sanitarie di Agordo, Pieve e Belluno nasceva l’attuale Usl 1. Oggi, 20 anni dopo, potrebbe nascere l’Usl Dolomitica. «Chiediamo che nella legge regionale si prevedano forme di autonomia per preservare la nostra Usl – aggiunge Perenzin –. Da oggi a domani potrà anche non cambiare nulla, ma non sappiamo cosa succederà in 20 anni. Con l’Usl unica si dovrà decidere dove mettere medici e infermieri, un ospedale “hub” ha maggior attrattiva – conclude -, senza un’adeguata autonomia non c’è tutela per la nostra realtà sanitaria». Nel 2012, infatti, il «Santa Maria del Prato» ha ottenuto la qualifica di ospedale di valenza interregionale, unico caso in Veneto, in virtù dei suoi storici legami con il Primiero. Secondo alcuni, questa sarebbe una garanzia anche in termini di investimenti futuri. Secondo altri, sarebbe invece poco più di un’etichetta destinata a scolorirsi con il tempo. Nei giorni scorsi infine si è chiusa con un’assoluzione della Corte dei conti la vicenda dei presunti sconti verso l’ospedale Codivilla Putti. La Procura aveva ravvisato irregolarità nell’assegnazione degli esami di laboratorio al nosocomio e aveva aperto un’inchiesta ai danni dei vertici e dei sindaci dell’Usl 1, i giudici li hanno assolti.
Andrea Zucco – Il Corriere della Sera – 27 agosto 2015