Chiudere il Patto per la salute in tempi brevi, “tre settimane o un mese al massimo”. Ma solo “dopo aver avuto la conferma di quanto promesso nei giorni scorsi dal Governo, ovvero che i risparmi della sanita’ resteranno nel settore”, anzi, volendo essere precisi, “alle regioni stesse che li producono”. A chiarirlo e’ Luca Coletto, assessore alla Sanita’ della Regione Veneto e coordinatore degli assessori alla Sanita’, in vista del prossimo 4 aprile, giorno in cui si riapriranno i lavori del Patto per la salute.
Dopo un ristagno dovuto al cambio di governo, regioni e ministero torneranno a sedersi intorno a un tavolo per ridefinire i contorni del Servizio Sanitario ‘che verra”. Il primo appuntamento pero’, servira’ sostanzialmente a fare il punto della situazione e sondare gli animi. “Venerdi’ – spiega all’Ansa Coletto – capiremo il ricollocamento del Patto, ora che e’ cambiato il governo. Vorremmo rassicurazioni su quanto sino ad ora concordato, innanzitutto su valore del fondo di 109 miliardi per il 2014, 113 per il 2015 e 117 per il 2016. In secondo luogo sul fatto che la spending review ci consentira’ di mantenere i risparmi ottenuti attraverso la razionalizzazione della spesa, nelle disponibilita’ del settore e delle regioni che li producono”. Superato il primo step si riprendera’ la marcia interrotta. Tra i temi all’ordine del giorno la spesa farmaceutica e i possibili risparmi derivanti dalla costituzione di centri regionali per gli acquisti di farmaci e dispositivi, “solo cosi’ ovvieremo alla famosa siringa che costa 5 euro in una regione e 50 centesimi in un’altra”, sottolinea Coletto. Pero’, conclude, “se e’ vero che possiamo migliorare i costi e’ anche vero che un caso come Avastin non deve esistere e ci dimostra che non e’ giusto far ricadere sempre la colpa degli sprechi solo sulle regioni”.
(ANSA) 1 aprile 2014