Colpo in via Poloni all’Ulss 20. Qualcuno si è fatto chiudere negli uffici per fare il colpo. Sono spariti 2mila euro e alcune buste di soldi per altrettanto valore. Il sospetto è che ci sia un basista nella struttura molto frequentata
Verona. Il furto potrebbe essere stato messo a segno tra sabato e domenica. Ma la scoperta è stata fatta soltanto ieri mattina, quando gli uffici hanno riaperto. E dalla cassaforte erano spariti circa duemila euro. Inoltre i ladri si sono portati via delle buste che contenevano denaro, ma non si è stati in grado ancora di quantificare la cifra che potrebbe variare dai mille ai duemila euro. Furto al distretto sanitario di via Poloni, dove ieri mattina sono stati a fare un sopralluogo i carabinieri della Sezione investigativo scientifica alla ricerca di impronte digitali e altri indizi utili per arrivare ai responsabili del furto. I banditi hanno agito con un flessibile e hanno sventrato la cassaforte ipotizzando probabilmente maggiori guadagni derivanti dai ticket. Di certo hanno potuto agire in tutta tranquillità nelle ore notturne. È del tutto probabile che il ladro sia rimasto all’interno dell’edificio l’ultimo giorno di apertura perchè non sono state forzate serrature. Quindi sabato alle 13, quando poi gli uffici sono stati chiusi al pubblico. È questa la terza visita che i ladri fanno al distretto. Qualche giorno fa era intervenuta la questura per un altro furto, mentre a novembre era stata denunciata la sparizione di alcuni timbri importanti. I carabinieri stanno verificando che all’interno della struttura vi sia un basista oppure se qualcuno che magari ha eseguito qualche lavoro giorni addietro possa aver escogitato il piano ben sapendo come avrebbe potuto muoversi. Un furto a un altro distretto era stato messo a segno qualche mese fa. In quel caso a Borgo Roma, in via Bengasi. Si erano portati via una cassaforte da 400 chili, con quello che c’era dentro, circa novemila euro. Potrebbero essere state quattro o cinque le persone che avevano rubato la cassa continua al distretto.
Alessandra Vaccari – L’Arena – 4 dicembre 2012