Una norma transitoria farà restare in Veneto tutto come prima: i 22 manager in attesa di nomina saranno decisi dal Governatore e non dalla Giunta. Colpo di scena sulla norma del decreto legge del ministro Renato Balduzzi che rivoluziona la nomina dei direttori generali delle Ulss. Protagonista il Veneto. Nella bozza della mini-riforma sanitaria presentata dal ministro nel preconsiglio dei ministri di martedì scorso compare una norma transitoria che, almeno nel Veneto e nelle altre Regioni in cui sono state già avviate le procedure per nominare i nuovi manager delle aziende sanitarie in vista della scadenza ravvicinata degli incarichi, fa restare tutto esattamente come prima. Ecco, infatti, cosa stabilisce ora la norma appena introdotta al comma 2 dell’articolo 4, quello cioè che disciplina le nomine dei direttori generali e dei primari ospedalieri, oltre che il governo clinico
E che recita: “Le modifiche introdotte dal comma 1 all’articolo 3-bis, comma 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni – questo il testo aggiornato del decretone omnibus – non si applicano ai procedimenti di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto”. Insomma, per la tornata amministrativa prossima ventura, si fanno salvi i procedimenti di nomina già in atto. Vuol dire, intanto, che, per il mandato triennale che andrà a iniziare il primo gennaio 2013, sarà sempre il presidente della Regione a formulare direttamente la lista dei direttori generali delle Ulss venete. Toccherà, dunque, soltanto al governatore Luca Zaia scegliere i 22 manager del triennio 2013-2015 (restano fuori, come noto, i dg dell’azienda ospedaliera universitaria di Verona e dell’Istituto oncologico veneto che scadranno a fine 2014) e affidare gli incarichi. Non sarà, quindi, la Giunta regionale (anche se – attenzione – nella bozza appena presentata al preconsiglio, a differenza del primo testo del 10 agosto, non si parla più di “giunta” ma solo di “Regione”) a effettuare le nomine. E non si dovrà neppure prevedere una selezione dei candidati “da parte di una commissione costituita in prevalenza da esperti nominati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti dalla Regione”, per predisporre un elenco di idonei da cui attingere “obbligatoriamente” i nuovi direttori. Il Veneto potrà, pertanto, procedere sulla base dei propri autonomi criteri, seguendo le disposizioni sancite nel nuovo Piano regionale socio-sanitario approvato il 29 giugno con la legge n. 23, in cui fra l’altro, nei requisiti degli aspiranti, si prevedono le regole della soglia invalicabile dei 65 anni e di non più di due incarichi nella stessa Ulss. Nulla di diverso, appunto, per questa scadenza. Per i cambiamenti si dovrà aspettare la prossima. Sempre che oggi il Governo approvi il decretone, comprese le modifiche apportate in extremis, che, all’interno dell’organizzazione della sanità pubblica, sono due. Non c’è, infatti, solo questa variazione normativa sulle nomine dei direttori generali, ma ce n’è anche una seconda all’articolo 1, che adesso nel titolo non disciplina solo il riordino dell’assistenza territoriale ma anche la mobilità del personale delle Asl. Il comma 4 ora stabilisce che “per comprovate esigenze di riorganizzazione della rete assistenziale le Regioni possono attuare, ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165, processi di mobilità del personale delle aziende sanitarie, ricollocandolo presso altre aziende sanitarie della Regione situate al di fuori dell’ambito provinciale, previo accertamento delle situazioni di eccedenza ovvero di disponibilità di posti per effetto della predetta riorganizzazione”.
Il Giornale di Vicenza – 31 agosto 2012